Paolo Rossi è «Protagonista» sul palco del Masini sabato 17

Faenza | 17 Gennaio 2015 Cultura
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Elena Nencini
Un Arlecchino senza maschera, pre-goldoniano arriva al Teatro Masini, interpretato da Paolo Rossi, per la rassegna «Protagonisti», sabato 17 gennaio alle ore 21 (alle 18 incontro con l'attore al Ridotto). Uno spettacolo, Arlecchino, di cui l'attore è anche l'autore e in cui il personaggio, tra le suggestioni di Heinrich Bll e quelle di Giorgio Strehler, sembra venuto dall’aldilà, un mezzo diavolo, che lavora con la materia visionaria dei sogni. Uno spettacolo di interazione con il pubblico, con un tormentone: ma se andassimo in una birreria di Amburgo, come potremmo adeguare Arlecchino a quel luogo per sbarcare il lunario? E se andassimo a Las Vegas? O a Khartoum? E così via… Alla fine sarà il pubblico che deciderà se dobbiamo rimanere o è meglio andare chissà dovee.
Come è il suo Arlecchino?
«E' uno spettacolo assolutamente in divenire, è nato dalle suggestioni di Strehler negli anni '90 per trovare un Arlecchino diverso a quello goldoniano. Affrontai questo personaggi partendo dai miei monologhi, declinandoli in commedia dell'arte. Non porto la maschera di Arlecchino,  è pre goldoniano, ogni sera improvviso, cambio scaletta, faccio a modo mio. Lo spettacolo può essere anche uguale alla sera precedente, ma anche se il testo è uguale cambia il ritmo, il sapore. Arlecchino è un allegro folletto».
Dove nasce il riferimento a Bll?
«Ho letto "Opinioni di un clown", capitano nella vita libri nei quali è inevitabile identificarsi con la vita del protagonista. E capita anche che ti venga voglia di ri-raccontarla, raccontando te stesso o viceversa. Ma fu determinante il suggerimento di Strehler: "Fai Arlecchino, alla tua maniera”».
Come si svolge lo spettacolo?
«Sarà un assemblaggio di monologhi, canzoni in divenire, fatti personali, ricordi, sogni, storielle e riflessioni sulla professione del comico oggi, sia su quel che accade nel nostro paese. Molta improvvisazione e interazione con il pubblico. In scena con me I virtuosi del carso,  Emanuele Dell'Aquila, Alex Orciari e Stefano Bembi che intervengono tra un monologo e l'altro con canzoni di sapore slavo. Autore delle musiche è proprio Dell'Aquila, mentre le canzoni sono di Gianmaria Testa».
Cos'è oggi la satira politica, dopo i fatti successi in Francia?
«La satira è una cosa che cambia spesso, nei modi, nei toni e la tragedia in Francia la farà cambiare ancora. E' difficile afferrarla, cambia a seconda dei tempi storici, per anni in Italia è stato molto difficile fare satira, oggi, da noi, se si fa satira va a finire che fai la parodia della parodia. Quello che è successo in Francia è molto grave. Al di là della solidarietà credo che quando succede un fatto del genere ognuno vuole dire la sua, ma certe figure che, in Italia, hanno lavorato per la censura e che adesso fanno i paladini della libertà sarebbe bene facessero un momento di riflessione».
Progetti per il futuro?
«Si naviga a vista. Devi decidere all'ultimo dove andare in questo momento storico. Ho dei progetti, tra cui uno per il teatro e forse per la televisione, ma sceglierò all'ultimo minuto, non faccio il prezioso».
Biglietti da 12 a 22 euro. Info: 0546/21306 e www.accademiaperduta.it

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