Ferdinando Bruni all'Alighieri da mercoledì 14 con «frost/Nixon»

Ravenna | 12 Gennaio 2015 Cultura
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Elena Nencini
Dal 14 al 17 gennaio al Teatro Alighieri di Ravenna ritorna la compagnia Teatro Elfo Puccini con i registi attori Elio De Capitani e Ferdinando Bruni nello spettacolo Frost/Nixon, un match che mette a confronto il potere politico e quello mediatico. Il drammaturgo e sceneggiatore Peter Morgan (autore anche di The Queen) punta i riflettori sul primo caso storico di giornalismo-spettacolo. Nucleo della pièce è un episodio realmente accaduto: l'intervista che l'anchorman David Frost (Ferdinando Bruni) fece nel 1977 a Richard Nixon (dimissionario nel ‘74) – di cui Elio De Capitani rende benissimo le doppiezze di presidente quacchero, con le sue insicurezze e i suoi complessi di inadeguatezza – terminata con la confessione dell'ex Presidente che nessuna inchiesta aveva mai ottenuto prima, sullo scandalo del Watergate e sui limiti morali del potere. Nonostante siano passati 40 anni la corrispondenza con fatti dei nostri giorni è molto stringente, come ci spiega Bruni, una delle due anime storiche del teatro Elfo Puccini, che ricorda anche un compleanno particolare.
Qual è l'attualità di questo spettacolo?
«Ci sono due grossi temi che il testo tratta: uno è la responsabilità etica in politica e l'altra è legata al rapporto mass media e politica. Le risonanze, in Italia, corrono su due strade, una per similitudine e una per differenza: anche da noi si sono avuti episodi di malversazione politica, di corruzione, di frode così come anche in Italia i politici sono in tv, ma è l'approccio che è molto diverso. Intanto Frost ci ha messo tre anni di lavoro, quasi due milioni di dollari e fu aiutato da altre quattro persone - tra cui James Reston, grande giornalista del New York Times - a preparare le dodici interviste. Frost è arrivato al confronto con Nixon preparato e inattaccabile. E poi dall'altra parte abbiamo un politico che si sottopone a delle interviste molte serie. Nella prima parte Nixon, che sperava in realtà di portare il pubblico dalla sua parte, regge alle domande di Frost, ma poi crolla e alla fine dice una frase che in Italia non sentiremo mai: “La mia carriera politica è finita”. La sua carriera politica in effetti era finita, perché dal 1974, quando si dimette, alla sua morte nel 1994, non ricoprirà più incarichi politici. In America c'è un rigore e un'etica che nasce nel concetto diverso che hanno del perdono i protestanti, mentre in Italia con il perdono i cattolici azzerano tutto e si è di nuovo puliti».
Come ha costruito il personaggio di Frost?
«La cosa bella della scrittura di Morgan è che costruisce due personaggi documentati e reali, ma riesce anche a caratterizzare due tipi umani. Ci sono Frost e Nixon, ma ci sono anche due persone, di cui uno rappresenta il volto cupo del potere, legato anche alla sua biografia, al suo scontro con Kennedy, all'invidia per l'aristocrazia newyorchese da cui nasceva la sua inadeguatezza. Nixon così è un personaggio da tragedia moderna, un  eroe decaduto vagamente shakesperiano. Frost è invece un gigante del giornalismo, ma è anche una persona che non rinuncia alla bella vita, alle automobili, ai voli in concorde, senza nessun moralismo. Un personaggio molto affascinante. Per lui rigore e piacere non sono due cose per forza separate. Mi piace questa sua vitalità».
Questa intervista è considerata il primo caso di giornalismo spettacolo. Che ne pensa?
«È una considerazione molto relativa, oggi per giornalismo spettacolo ci riferiamo o a quelle orrende bagarre o al giornalismo d'inchiesta. Ma le interviste Frost-Nixon sono tutt'altra cosa: ci sono due persone che parlano tranquillamente, molto compostamente, con campo e controcampo, con delle risposte di Nixon anche di mezz'ora. Quello che Frost aveva intuito era che un uomo politico poteva avere lo stesso appeal di un attore. Quando vide che 400milioni di persone avevano seguito il discorso di Nixon che lasciava la casa Bianca intuì la potenzialità di questo uomo».
All'epoca dei fatti aveva circa vent'anni, ricorda qualcosa di questi eventi?
«Il 23 giugno 1972 Nixon venne a sapere del tentativo di effrazione del Watergate hotel, era il mio ventesimo compleanno. Mi ricordo le notizie sul Vietnam, lo scandalo che ne nacque, ma era l'epoca della guerra del Vietnam, Nixon e l'America erano poco amati. So poi che le interviste di Frost furono acquistate dalla Rai, ma non ne ho nessuna memoria».


 
 
 
 
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