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«Il Partito democratico in queste elezioni regionali esce da vincitore, ma non senza aspetti seriamente preoccupanti. L'astensionismo che ha colpito, in modo trasversale, un po' tutti è e dovrà essere un tema all'ordine del giorno di tutto il Partito democratico non solo a livello regionale».
Queste le parole di Giorgio Sagrini, responsabile organizzazione del Partito democratico a livello regionale, a seguito dei risultati delle consultazioni del 23 novembre. Se è vero che il Pd vince «oltre ad avere espresso il nuovo presidente della Regione Stefano Bonaccini, nell'Assemblea legislativa porta 28 consiglieri» è però altrettanto vero che c'è un dato clamoroso che evidenzia un crollo della partecipazione al voto. Il 23 novembre ha partecipato il 37% degli aventi diritto a livello regionale (era 69% nel 2010) con 322mila preferenze in meno espresse per il Pd rispetto alle elezioni del 2010. L'analisi sulle motivazioni sono al vaglio della direzione regionale del Pd e per lo stesso Sagrini «sono sicuramente diverse e molteplici. Oltre alla mancanza del traino nazionale, si votava nelle sole Emilia-Romagna e Calabria, hanno contribuito anche altre motivazioni come la convinzione dell'esito scontato del voto e la poca informazione sullo stesso». Ma non c'è solo questo. Anche le vicende legal-giudiziarie che hanno portato Vasco Errani a lasciare in anticipo hanno influito sul tasso di affluenza alle urne. «Sicuramente il danno di immagine per la Regione provocata dall'indagine sui rimborsi ai consiglieri regionali e dalla vicenda Terremerse hanno contribuito ad allontanare elettori e elettrici. Per questo - rimarca il dirigente Pd casolano - come partito dobbiamo dare nuove risposte, legate ai concetti di sobrietà e serietà, al nostro elettorato che è tra i più esigenti e che non ci mette molto a punirti. Quello che è avvenuto in Emilia Romagna il 23 novembre è un chiaro segnale di allarme che non possiamo non ascoltare». Da una prima analisi fatta da Sagrini sembra non sia servito a molto anticipare i tempi mettendo in campo «per primi in Italia, provvedimenti di riduzione dei costi come la soppressione dei rimborsi per i consiglieri, riduzione delle indennità ai consiglieri per il 30% e l'abolizione dei vitalizi». Cosa serve al Pd per rialzare la testa, Giorgio Sagrini lo individua in un «percorso che entro i primi mesi del prossimo anno ci porti a congresso per avere un nuovo segretario e una nuova assemblea con la quale ricostruire un rapporto con la gente e l'elettorato. Un nuovo modus operandi che segua sobrietà, trasparenza, valorizzazione del merito e che sappia aiutare a mettere in campo azioni efficaci di contrasto della crisi economica e sociale nella quale ci troviamo». Il risultato emerso il 23 novembre testimonia, per Sagrini, come gli elettori abbiamo voluto premiare ancora «la qualità dell'azione di governo espressa dalla Regione Emilia-Romagna in questi anni. Azione che l'ha collocata tra le più evolute realtà d'Europa. È da qui che bisogna ripartire. Serve una nuova determinazione a seguire la strada del recupero di credibilità sia per la politica sia per un regionalismo che sappia dare risposte alle esigenze dei territori e delle persone che li abitano». (Riccardo Isola)
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