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«Se non cambia l'approccio culturale sulle differenze di genere ogni sforzo compiuto rimane solo fine all'emergenza. Serve un condiviso sforzo congiunto per fare in modo che la violenza sulle donne finisca». Queste le parole di Antonella Oriani, presidente di Sos Donna, l'associazione faentina che quest'anno compie vent'anni di attività sul territorio. Nata ufficialmente l'8 marzo 1994 in memoria della lughese Paola Montanari uccisa nel 1991 dal compagno e Maurizia Panzavolta anch'essa uccisa per mano dell'ex marito nel 1993, l'associazione in tutti questi anni fornisce un servizio di supporto (psicologico, legale e abitativo) alle donne vittime di violenza. Tra le attività espletate dalle volontarie (una trentina) ci sono i colloqui, i gruppi di sostegno alla genitorialità, il servizio di h24 per gli interventi, l'organizzazione dei corsi di autodifesa e dei gruppi di auto mutuo aiuto e l'attività nelle scuole del territorio. Ultimamente sono stati introdotti anche servizi legati alla creazione di sportelli per l'inserimento lavorativo, laboratori motivazionali e tirocini lavorativi.
In questi vent’anni quasi 1.700 sono state le donne che hanno cercato un aiuto contro mani che invece di amare e stringere in un abbraccio si sono alzate con violenza su di loro. «Dalla nostra attività - ci tiene a sottolineare la presidente - la cosa che emerge in modo impressionante è che nella totalità dei casi chi subisce violenza la subisce dal proprio compagno. Solo due casi nel territorio hanno visto donne vittime di sconosciuti».
Un'escalation che partita con una decina di donne accolte nel 1994 è arrivata oggi, nel 2014, ad interessarne oltre 150 (dati fine settembre). In questi anni sono emerse diverse tipologie di violenza. Oltre a quella fisica «sempre più preoccupante per crescita nel numero dei casi» evidenziano da Sos Donna, si sono aggiunte quella di tipo psicologico, economico, sessuale e di stalking. «Il dato allarmante - spiega l'Oriani - è sotto gli occhi di tutti ed interessa sempre di più anche il nostro territorio. Questo incremento però non è dovuto ad una crescita esponenziale, ma ad una maggior capacità di far emergere il fenomeno della violenza da parte delle vittime. Le donne, in tutti questi anni, anche grazie al lavoro effettuato da Sos Donna e dagli altri centri antiviolenza presenti (Demetra a Lugo e Linearosa a Ravenna) hanno preso coscienza dei propri diritti, della propria dignità e quindi dell'assurdità di tacere a fenomeni come questi».
Per quanto riguarda le casistiche la presidente dei Sos Donna ci tiene a ricordare come «la maggioranza delle donne che si rivolgono al nostro centro sono italiane (in media circa il 70%) con un'età che spazia dai 18 e arriva fino ai 60 anni. Il luogo comune che vedrebbe le donne straniere più colpite da questo fenomeno è di fatto smentito dalle stesse statistiche».
Cosa fare in futuro per l'Oriani è semplice. «Deve esserci un cambiamento culturale. L'opinione pubblica e le stesse donne vittima di violenza devono rendersi conto che la prevaricazione di genere non è una malattia. È un fatto culturale». Se è vero, come molti studi affermano, che la maggior emancipazione femminile porta con sé un aumento della violenza a causa di un mancato controllo da parte dell'uomo sulla donna è necessario che «gli sforzi ed il lavoro di sensibilizzazione e accrescimento culturale parta dalle nuove generazioni. Serve un'educazione civica e civile - conclude l'Oriani - affinché nessuna mano, nessuna pressione psicologica ed economica, nessun sopruso colpisca e scalfisca più il sacrosanto diritto di una donna a vivere una vita propria». (Riccardo Isola)
I NUMERI, IN VENT’ANNI CRESCITA NOTEVOLE D’ASSISTENZA
I dati evidenziano come la violenza di genere interessi il territorio della Romagna faentina. In occasione del 20° compleanno, l'associazione con sede in via Laderchi 3, ha realizzato una pubblicazione in cui sono concentrati tutti i dati dell'attività. Partita con una ventina di donne nel biennio 1994/1995 l'attività è arrivata nel 2014 a seguire oltre 150 donne. Nel biennio 1995/1996 i numeri sono cresciuti raggiungendo quota 43. Dopo questa crescita nel biennio successivo l'attività si riduce raggiungendo le 26 donne. Ma è una «felice» quanto breve paretesi visto che nel 2000 e 2001 all'associazione si rivolgono 65 vittime di violenza (53 italiane e 12 straniere). Nei cinque anni successivi l'escalation prosegue raggiungendo le 279 unità (207 italiane e 72 straniere). Da questo periodo in poi i numeri s'impennano. Il 2007 l'attività raggiunge le 120 donne. Un numero che si ripete identico nel 2008. Il 2009 cresce ancora con 136 unità per raggiungere le 164 donne nel 2010. Tre anni fa a rivolgersi a Sos donna sono state 155 persone arrivate a 174 nel 2012 e al record di 190 (117 italiane e 73 straniere) registrato nel 2013. (r.iso.)
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