Cantieristica e offshore, parlano Silvestroni (Ancanap), Titone (Omc) e Nanni (Roca): «Ricominciamo a fare ricerche di metano nell’Alto Adriatico»

La cantieristica navale ha subito un rallentamento dovuto soprattutto ad un calo della domanda interna, mentre gli operatori dell’off-shore sperano in un nuovo avvio delle trivellazioni nell’Alto Adriatico grazie al decreto Sblocca Italia.
Stefano Silvestroni, presidente nazionale di Ancanap (Associazione nazionale cantieri navali privati) e della sezione «Cantieristica, manufatti, offshore» di Confindustria Ravenna, è chiaro: «La cantieristica navale soffre di un periodo di domanda scarsa sia nel settore delle costruzioni che nelle riparazioni, con qualche ripresa nelle prime e una perdurante scarsa richiesta nelle seconde. La situazione è resa più difficile rispetto ai cantieri concorrenti dalla rigidità delle norme non solo fiscali, ma anche dalle forti differenze delle leggi sul lavoro. Altro elemento che aggrava la situazione è il fatto che, a fronte di volumi di attività calati, è aumentata la componente dei costi fissi a causa delle tasse sugli immobili. Anche questo ha aumentato il gap di competitività con l’estero».
Per quanto riguarda l’oil&gas, «ho letto con molto favore il trasferimento di competenze dagli enti locali al governo centrale per quanto riguarda la materia dello sfruttamento dei giacimenti energetici - continua Silvestroni -. Il decreto legge Sblocca Italia potrebbe veramente dare un nuovo impulso al settore, semplificando anche la burocrazia. La pluralità di competenze sulla stessa materia aveva di fatto creato uno stallo».
Idea condivisa da Franco Nanni, presidente del Roca (acronimo di Ravenna offshore contractors association, ossia l’associazione ravennate dei contrattisti offshore) che raggruppa imprese che complessivamente occupano circa 8.000 dipendenti. «Anche le nostre associate lamentano un po’ di crisi, seppure meno di altri settori visto che all’estero riescono a barcamenarsi - spiega Nanni -. Per rilanciare il settore è fondamentale che ripartano i lavori e riprendere, dopo vent’anni, le perforazioni in Alto Adriatico. Se fatte bene, come sanno fare le nostre imprese, sono assolutamente sicure per quanto riguarda il lavoro, l’inquinamento e la subsidenza. La ricerca, a cascata, creerebbe un nuovo indotto. E’ un percorso obbligato, visto che importiamo l’80% del gas. Inoltre c’è il rischio concreto che i nostri giacimenti li portino via i croati che stanno perforando proprio vicino alle nostre acque».
«Se non riparte l’attività estrattiva nell’Alto Adriatico, perderemo una grande occasione - rafforza Innocenzo Titone, presidente di Omc -. Sono fiducioso per il futuro del settore grazie allo Sblocca Italia che potrebbe ridare concretamente fiato alle perforazioni. Questo sarebbe fondamentale perché, anche se il grosso del fatturato delle imprese del settore è all’estero, la ricerca fatta in casa permette di trovare sempre nuove soluzioni».
E proprio le nuove soluzioni saranno al centro di Omc 2015, l’importante vetrina dell’offshore che si tiene a Ravenna. «Le nuove tecnologie sono fondamentali in questo settore - conclude Titone -, per questo abbiamo pensato di presentare un convegno sul Bio-Eor (un nuovo modo di spremere giacimenti già conosciuti) e sugli sviluppi delle normative a 5 anni dal disastro di Macondo. Ricordiamoci sempre che le nostre imprese sono all’avanguardia mondiale per efficienza e sicurezza in questo settore».
Christian Fossi
economia@settesere.it