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Una cozza tutta biologica apprezzata all’estero: la cooperativa La Fenice di Cervia esporta il 70% della produzione

Cervia | 29 Settembre 2014 Economia
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Il biologico è la nuova frontiera dell’agroalimentare, visto che tiene conto del rispetto dell’ambiente e della trasparenza della filiera. E’ facile imbattersi in ortofrutta «bio», iniziano a vedersi le carni, invece sono molto rari i molluschi. Per questo la cozza biologica di Cervia, allevata dalla cooperativa La Fenice, è una vera rarità. Definita in un’intervista rilasciataci un paio d’anni fa dal critico enogastronomico Edoardo Raspelli «una vera delizia, carnosa e saporita», il mollusco allevato al largo della città del sale ha un grande successo soprattutto all’estero dove esporta circa il 70% (prevalentemente Spagna e Francia) dei 25mila quintali prodotti ogni anno nell’impianto da oltre 2,5 milioni di metri quadrati in concessione dal Demanio. Nata nel 1993 da un’intuizione di Enzo Bonaldo, storico presidente della cooperativa Pescatori, oggi conta 27 lavoratori (di cui 18 soci) e alcuni stagionali nel periodo clou della raccolta che inizia tra gennaio e febbraio, per concludersi verso fine settembre. «L’anno scorso abbiamo ottenuto la certificazione biologica che, oltre alle caratteristiche della produzione delle cozze, consente di tracciare tutta la filiera: è un aspetto che all’estero valutano con grande attenzione - racconta il presidente Filippo Domeniconi -. L’impianto, interamente bio, è di proprietà della cooperativa che si occupa anche della vendita. L’andamento dipende molto dal clima. Dopo i disastri del 2013, quest’anno è stato clemente, a differenza di quanto è accaduto a Cesenatico, che ha perso quasi metà del prodotto».
Fondamentale è la promozione. «Il Comune viene incontro alle nostre esigenze: insieme facciamo promozione all’estero e organizziamo anche la ‘Sagra della Cozza’ che è diventato un evento turistico a tutti gli effetti - continua Domeniconi -. Il nostro prodotto può essere un completamento interessante dell’offerta turistica».
La cooperativa La Fenice pensa a nuovi investimenti per il futuro. «Grazie al buon rapporto che abbiamo con l’amministrazione comunale, attenta da sempre al bene delle proprie imprese, stiamo valutando la possibilità di creare un centro di spedizione a terra, mentre oggi facciamo queste operazioni nelle imbarcazioni - svela il presidente -. Questo migliorerebbe notevolmente l’efficienza e ci permetterebbe di aprire nuovi rapporti con la grande distribuzione organizzata e di valorizzare ulteriormente il prodotto».
Se il mondo della pesca in Adriatico è in ginocchio, la mitilicoltura regge, ma le difficoltà non mancano. «Negli ultimi 5 anni i costi stagionali del carburante per ogni imbarcazione sono passati da circa 15mila euro a 30mila, mentre il prezzo della cozza non è certo raddoppiato - conclude Domeniconi -. Come tutti, notiamo una lentezza nei pagamenti da parte di qualche cliente. Inoltre il prezzo medio delle cozze, con l’invasione del prodotto estero, si è abbassato. Per questo valorizzare il prodotto con la scelta del biologico è stato fondamentale per mantenere quel po’ di redditività che ci permette di progettare il futuro».

Christian Fossi
economia@settesere.it

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e bravi e un orgoglio leggere queste cose dal mexico continuate cosi saluti
Commenta news 13/11/2014 - primo padoan
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