Maura Masotti (Cgil): «Sulle donne basta violenze e più lavoro»

La condizione delle donne e il lavoro, passando dalla piaga delle violenze di genere. E’ questo il tema della due giorni di Opera, il festival organizzato dalla Cgil a Ravenna il 22 e 23 maggio. «Il miglioramento della condizione femminile passa inevitabilmente dal lavoro», sottolinea Maura Masotti, coordinatrice del gruppo di lavoro che ha messo in piedi l’evento.
In questa edizione il filo conduttore sarà la condizione femminile: dal lavoro, alla piaga della violenza di genere. Perché e quali sono le priorità?
«Dobbiamo fare un ragionamento sulla condizione femminile nel suo complesso. Alcune tematiche sono più urgenti: ormai i femminicidi e le violenze sono ordine del giorno, dobbiamo sensibilizzare tutti in questa lotta di civiltà. L’altro tema è il lavoro che spesso pone la condizione femminile in una situazione più critica rispetto ai percorsi lavorativi, alle opportunità, alle retribuzioni a parità di mansioni e al welfare per le donne che hanno famiglia».
Come il lavoro può aiutare un miglioramento di questa condizione?
«Dobbiamo affrontare subito i problemi più urgenti. Le violenze e il lavoro sono più legati di quanti in molti pensino: rende le donne libere, autonome garantendo non solo un’indipendenza economica, ma anche la possibilità di vivere in un contesto socialmente gratificante con più possibilità di autodeterminarsi».
Un tema, quest’ultimo, cruciale ma spesso sottovalutato.
«Avere un contesto sociale dove ci possono essere punti di riferimenti è fondamentale per avere un confronto, per avere un supporto e per condividere i propri problemi. Noi, in questa edizione di Opera, vogliamo portare una riflessione importante anche su questo aspetto».
Donne e lavoro. Qual è la situazione?
«In questo periodo gli ultimi dati Istat mostrano che se fino a un certo periodo la forbice tra occupazione femminile e quella maschile rimaneva ampia, oggi quella stessa forbice si sta riducendo. Nel primo periodo della crisi le donne hanno sofferto più degli uomini la fuoriuscita dal mondo del lavoro, ma in quest’ultimo meno. Ora stanno pagando soprattutto settori a prevalenza di manodopera maschile come edilizia e metalmeccanica, mentre reggono o crescono quelli a prevalenza femminile con richieste in aumento nei servizi alla persona, cooperazione sociale, turismo e commercio. Questo è un fenomeno che potrebbe ulteriormente rafforzarsi nei prossimi anni, aprendo scenari nuovi e spazi da riempire. Poi rimane comunque una discussione legata alla crescita professionale, alle diverse possibilità di carriera, al fatto che spesso le donne abbiano le ali tarpate perché devono portare sulle proprie spalle l’intero onere della famiglia come la crescita dei figli e la cura anziani dove spesso non siamo riusciti ad avere risposte adeguate. Non può continuare a pesare tutto sulle spalle delle donne».
La disoccupazione femminile ha superato il 10%. Come si può migliorare questa situazione?
«Innanzitutto bisogna essere chiari: ci sono ampi margini di miglioramento. Grazie alla forte vocazione provinciale al turismo e all’agricoltura, seppure tipicamente stagionale, il dato di occupazione femminile risulta comunque migliore rispetto ad altre aree del Paese. Visto che la conformazione del nostro tessuto produttivo è questa, bisogna creare le opportunità affinché si sviluppino questi importanti settori».
Opera quest’anno, seppure con molti appuntamenti, è in forma ridotta. Darete seguito a questa tematica?
«Abbiamo seguito un percorso durante l’anno collaborando attivamente con Linea Rosa, con la 'Casa delle donne' e abbiamo aderito a 'Ravenna città amica delle donne'. Daremo sicuramente seguito durante l’anno con altri appuntamenti a questa importante sfida civile. Durante i due giorni di Opera faremo piccole interviste agli ospiti che raggrupperemo in un documentario che presenteremo in autunno».
Conciliazione casa-lavoro non è un problema solo femminile. A che punto siamo?
«Siamo ancora in forte difficoltà sotto tutti gli aspetti. La conciliazione degli orari di asili e scuole con tutto il resto è ancora deficitario e se non hai una rete familiare si fa molto dura. C’è il problema delle rette spesso troppo alte, dei servizi pubblici 'extra orario' insufficienti e i privati sono cari. Problemi che non sono circoscritti ai figli piccoli, ma anche quando sono più grandi: quando crescono sono da accompagnare a fare sport e altre attività ricreative e sociali. E chi ci pensa? Sempre la rete familiare. Se a tutto ciò si aggiunge che quando finiscono le attività con i figli, spesso si inizia a pensare ai genitori anziani con problematiche ed esigenze diverse. La fetta più importante di questo lavoro grava sulle donne. Nonostante siano passati molti anni da quando si è iniziato a parlarne, c’è ancora moltissimo da fare».
Come?
«Servirebbero delle reti più organizzate, ma è fondamentale anche una diversa burocrazia che libererebbe risorse, darebbe lavoro e, soprattutto, risolverebbe delle situazioni difficili».
Christian Fossi
economia@settesere.it