Compagnia Portuale: «Un 2013 in crescita e il 2014 è partito bene. Presto nuovi investimenti»

La Cooperativa Portuale ha approvato il bilancio 2013, in risalita dopo i cali avvenuti dal 2009 in poi. il presidente Allen Boscolo crede nel futuro e la compagnia investe 800mila euro per adeguare tecnologicamente macchine per il sollevamento ed escavatori, restano le apprensioni legate al futuro. «Abbiamo 340 soci lavoratori, 25 sono arrivati a novembre 2013 - spiega il numero uno della cooperativa -. Prevediamo qualche difficoltà normativa in futuro per poterne assumere altri. Oltre a questi, si aggiungono 125 interinali».
L’andamento dei primi mesi del 2014?
«Valido. Il dato di rilievo sono la crescita dei rotabili, si prevedeva un appiattimento ed invece la curva è ancora importante, al di sopra delle aspettative. Sono in rallentamento i container -11%, ma è buono invece il +17% delle merci secche. Il totale della merce movimentata nel porto da gennaio a marzo ammonta a 5.923.072 tonnellate e noi ne movimentiamo oltre il 90%, quindi un bilancio molto positivo».
Il fatturato della cooperativa per il 2013?
«Abbiamo toccato i 28 milioni di euro, ancora abbondantemente sotto al miglior dato pre-crisi, come purtroppo si temeva. Nel 2007 e 2008 il fatturato è stato di 30 milioni e 500mila euro, poi il picco verso il basso nel 2009: abbiamo perso circa il 31% rispetto al 2008 con un fatturato di 21 milioni di euro. Devastante. La Compagnia Portuale ha avuto una perdita di bilancio di 4 milioni di euro che non è ancora stata recuperata pienamente».
Quali sono stati i motivi che hanno portato a questa perdita?
«Avevamo perso un 30% delle occasioni di lavoro. Quella del 2009 non è stata una crisi, sono altresì cambiate le dinamiche, c’è stata una metamorfosi. E’ per questo che non si è ancora recuperata e ci vorrà ancora del tempo per arrivare a quei livelli. Si è parlato di un sistema finanziario anabolizzato che viaggiava al di sopra delle proprie possibilità. Non c’è stata una crisi c’è stata una presa di coscienza di un sistema ipertrofico».
Com’è cambiato il lavoro dall’avvento della crisi?
«Sono cambiate le tempistiche, le dinamiche ed i flussi. Si imbarcano e sbarcano le merci nello stesso modo. Sono cambiate per quello che riguarda noi, le tempistiche: ci sono picchi estremamente alti che si susseguono a grande immobilismo. Si va sull’on demand, non c’è più stoccaggio e quindi i tempi di reazione devono essere molto più veloci. C’è bisogno di una reattività altissima e c’è molta aggressività sul mercato. Per un euro si acquista o si perde un cliente e un traffico fidelizzato».
Avete in programma degli investimenti?
«Abbiamo pianificato nel giro di due anni alcuni investimenti importanti. Abbiamo acquistato 5 escavatori molto più potenti per la lavorazione delle rinfuse, per circa 800mila euro. Prossimamente acquisteremo dei carrelli elevatori per movimentare i container ed adeguarci agli investimenti fatti dai terminalisti».
Punti di forza del porto?
«Ne ha tantissimi. A cominciare dalla poliedricità dello scalo, abbiamo la capacità di lavorare tutte le merci. Poi il buon dinamismo e l’ecletticità dei terminalisti. Noi come Cooperativa Portuale cerchiamo di mettere a disposizione dei terminalisti persone, competenze e mezzi, cercando anche di limare qualche spigolo. Purtroppo una volta a queste voci si aggiungevano gli spazi, ma varie vicende ne hanno sottratti molti. Un porto ha bisogno di spazi e bisogna capire cosa vuole fare la città».
Punti di debolezza?
Sono sostanzialmente due i punti di debolezza: la sua conformazione, cioè il fatto di esser un porto canale, che non è una vera debolezza, ma diventa un problema quando va manutentato. L’altro problema sono i collegamenti. Il futuro del porto di Ravenna passa attraverso la disponibilità che hanno i treni e i vagoni ed i veicoli di entrare e uscire. Che adesso è molto, molto difficile. Il lato positivo è che queste cose possono essere risolte. Diversamente rischiamo di perdere anche quello che abbiamo».
E’ ottimista sul progettone?
«Speranzoso. Sono cosciente del fatto che se il porto, la città e tutto quello che ci gira intorno non prendono coscienza di che cosa ha bisogno Ravenna, diventa un problema».
Se l’escavo non si dovesse fare che ripercussione avrebbe sul porto e sulla vostra impresa?
«Una ripercussione inesorabile. Non credo che ci siano altre aziende che abbiano assunto tanto personale quanto la Cooperativa Portuale in questi anni e ciò è avvenuto perché il porto lavora, cerchiamo di dare un buon servizio ed i terminalisti ci danno fiducia. Viene tutto vanificato se non vengono fatti questi lavori, perché è sicuro che se il porto subisce un declino non riusciremo a portare alla pensione i nostri lavoratori. Se non vengono fatti gli escavi Ravenna diventerà un porticciolo, non più uno scalo. Servirebbero già adesso un metro o due in più di fondali, e continua a calare. Se scende ancora andremo incontro ad un declino non recuperabile con ripercussioni importanti anche sulla città».
Elena Nencini
cultura@settesere.it