I cinesi sono attratti dalle maioliche della tradizione faentina. «Non mi sarei mai immaginata tanto interesse e apprezzamento - ha commentato la ceramista faentina Laura Silvagni che ha dipinto in diretta sotto gli occhi incuriositi di tanti visitatori -. E’ stata un’esperienza che ci ha fatto riflettere e rafforzare nella convinzione che siamo un territorio molto più attrattivo di quello che esprimiamo».
E’ quanto emerso dalla missione organizzata dalla Eco Certificazioni di Faenza (in collaborazione con la Cna manfreda) in occasione della 32ª edizione del Festival delle Peonie che si tiene nella città cinese di Luoyang (che conta circa 7 milioni di abitanti) nel mese di aprile. Protagoniste, a vario titolo, le botteghe ceramiche «
Laura Silvagni - La Vecchia Faenza» e Maestri Maiolicari di Lea Emiliani (di cui è stata esposta una selezione di opere). Al fianco delle opere artigianali, erano presenti anche i prodotti industriali della Cooperativa Ceramica d’Imola, che a Faenza occupa oltre trecento persone.
«Se riuscissimo a convogliare l’interesse che ci hanno dimostrato tantissimi visitatori e istituzioni locali in turismo, sarebbe la svolta per Faenza - analizza la ceramista -. Ci siamo accorti che i cinesi sono molto incuriositi dalle nostre tradizioni e ci portano rispetto. Delle nostre ceramiche hanno apprezzato soprattutto il raffaellesco. Alle porte abbiamo una grande opportunità: l’Expo 2015. Quella è l’occasione per far arrivare in città un turismo interessato importante».
La Vecchia Faenza fu aperta nel 1967 da Gino Suzzi, marito di Laura, che a sua volta aprì la bottega che porta il suo nome nel 1977. Nel 2004 ci fu l’unione delle due attività e nel febbraio scorso è entrata in società Elisa che, oltre a dipingere (laureata in lingue straniere, ma «ho appreso l’arte in bottega fin da piccola», sottolinea), dà nuovo impulso alla rete commerciale dove è in crescita anche la vendita online (
www.lavecchiafaenza.it, e-commerce
www.ceramicafaenza.it). Oltre a madre e figlia, alla bottega lavorano 5 persone. «Il mercato di riferimento è oggi soprattutto quello italiano - conclude Silvagni -, visto che abbiamo assistito ad un calo del turismo straniero che per noi significava molto. Quali i clienti principali da oltre confine? Variavano a seconda del periodo. Abbiamo avuto molti giapponesi che amano oggetti piccoli, ma preziosi, poi gli americani a cui piacciono maggiormente le opere di grandi dimensioni». (c.f.)