Vasco Brondi presenta il suo nuovo album al Bronson sabato 19

Ravenna | 18 Aprile 2014 Cultura
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Se nelle ultime settimane i quotidiani nazionali e persino la tv generalista sono tonati a interessarsi al «cantautorato italiano», è anche – forse soprattutto – merito suo. Del ferrarese Vasco Brondi, meglio noto col suo alias Le Luci della Centrale Elettrica, che sabato 19 aprile tornerà al Bronson di Madonna dell'Albero per presentare il suo terzo album «Costellazioni», un disco che a dispetto del pedigree rigorosamente «indipendente», ha goduto di una luce (elettrica?) particolarmente forte, vedi ad esempio una comparsata nel salotto delle Invasioni Barbariche di La7. Poco importa che sia accaduto poco prima di mezzanotte, con Vasco impacciato e la canzone uscita un po’ storta. Poco importa perchè la consacrazione televisiva di Brondi certifica il lancio del nuovo cantautorato italiano su scala nazionale, considerando che gli altri due nomi che lo accompagnano sulle colonne dei giornali sono Dente e Brunori Sas, musicalmente molto «commestibili» per il grande pubblico.
Il successo di Vasco Brondi, con la sua musica ruvida ed ermetica, non era affatto scontato. Il suo stile è scabro e cervellotico, una fiumana di parole apparentemente sconnesse che suggestionano con un immaginario capace di mediare fra visioni cosmiche (il nuovo album si chiama appunto «Costellazioni»), citazionismo colto (il secondo era intitolato «Per ora noi la chiameremo felicità», da un testo di Leo Ferrè) e desolazione intima e urbana (l'esordio, che lo catapultò fra le braccia della critica, si intitola «Canzoni da spiaggia deturpata»). Negli anni la sua musica non è davvero cambiata, ma è quello che di solito accade quando la proposta è molto originale, e Le Luci della centrale Elettrica si fecero notare per l'urgenza logorroica delle canzoni e per liriche che mettevano insieme Tondelli e Rino Gaetano, Lindo Ferretti e il racconto spietato di questi anni (un verso come «E cosa racconteremo / ai figlio che non avremo / di questi cazzo di anni zero» è ormai roba da diaristica adolescenziale, uno slogan per zainetti e un mantra generazionale). In definitiva Vasco Brondi, piaccia o no, è uno col quale ci si deve confrontare. (f.sav.)
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