Caso don Desio, le nuove regole del vescovo Ghizzoni: preti lontani dai bimbi e social network
I Presbiteri, i Diaconi e i Religiosi della diocesi sono stati convocati dall’Arcivescovo per un incontro straordinario sugli eventi recenti riguardanti don Giovanni Desio, nella Casa dei Saveriani a s. Pietro in Vincoli. L’incontro, alla presenza di quasi la totalità del clero in un clima intenso e fortemente partecipe, si è svolto in tre momenti: una comunicazione dell’Arcivescovo, un confronto aperto, un momento di preghiera penitenziale con le parole prese da quelle di Benedetto XVI in una occasione simile.
Nella prima parte l’Arcivescovo ha ripreso le indicazioni già date per il Ritiro di Quaresima sul primato della vita spirituale (preghiera, obbedienza, castità, povertà, secondo il modo proprio dei preti diocesani) rispetto alle attività. Poi ha commentato i fatti successi nei termini dell’intervista al “Risveglio 2000” uscita nella stessa mattinata. Si è anche visto insieme il fenomeno della pedofilia (e dell’efebofilia) nelle sua implicazioni morali, giuridiche e psichiatriche.
I comportamenti da tenere da parte dei presbiteri o dei laici collaboratori in parrocchia di fronte ad una segnalazione: la verifica, la presentazione del caso a persone competenti, la questione della denuncia, della collaborazione positiva con la magistratura, le procedure canoniche per arrivare anche ad una pena ecclesiastica (come ad es. la sospensione “a divinis”, cioè da ogni forma di esercizio del ministero ordinato) anche là dove non ci fosse materia penale ma solo peccato grave.
La necessità della cura per chi abbia questo disturbo più o meno marcato che di solito si accompagna ad una serie di scelte immorali che preparano gli atti più espliciti e più gravi. I segni che si devono tenere in considerazione perché possono essere spie di future azioni gravi. Poi una serie di indicazioni per prevenire questi comportamenti o per individuare e fermare quelle persone che si muovono tra i ragazzi con doppi fini.
I comportamenti richiesti ai parroci e agli educatori o ai catechisti vanno nella linea di “definire e mantenere i confini”: gli adulti stiano con gli adulti, i ragazzi con i ragazzi; si eviti che un bambino/a o adolescente rimanga solo con un adulto, chiunque esso sia, in locali chiusi, in auto, in casa, in palestra… Anche momenti di dialogo personali e la stessa confessione sacramentale si svolgano per i minorenni in luogo aperto e visibile da parte di tutti. In ogni attività educativa in parrocchia e in campi scuola ci siano sempre almeno due adulti, che agiscono insieme come educatori dei bambini e degli adolescenti.
Sacerdoti, religiosi e personale educante evitino ogni forma di regalo o di offerta di denaro a singoli bambini/e o adolescenti. Si eviti anche ogni tipo di gestualità e curiosità impropria che possa avere un qualche riferimento sessuale. Si faccia in modo che l’utilizzo di internet nei contesti educativi di minorenni avvenga con opportuni filtri. Gli educatori si guardino dal comunicare con minorenni via sms, mms o chat su temi personali, intimi e sentimentali.
Ci si è chiesti quale è la linea della Diocesi di fronte a questi eventi e la risposta è stata che nel modo di procedere, occorre rispettare questo ordine di valori:
il primo valore irrinunciabile è il bene dei bambini e dei giovani;
il secondo – se i fatti sono veramente accaduti – è la cura della sofferenza delle vittime e delle loro famiglie;
il terzo è la ricerca della verità, senza alibi e giustificazioni, condotta procedendo con la dovuta prudenza;
il quarto è il rispetto dei diritti fondamentali di tutte le persone, tanto delle vittime quanto dei presunti abusatori.
Il dibattito che ne è seguito, ha confermato la necessità di un impegno educativo rinnovato, di una vigilanza nuova e per certi versi da imparare, una nuova formazione spirituale e pedagogica dei preti e anche degli altri educatori in parrocchia, una collaborazione stretta tra presbiteri per non lasciare solo nessuno, uno sguardo di speranza al futuro viste le tante energie e persone positive che sono tra noi.