Asp unica, nuovi servizi per i cittadini e polemiche
L'iter per la creazione della nuova Azienda di servizi alla persona unica del comprensorio faentino sta procedendo a ritmi serrati. Una rivoluzione, per i servizi sociali dei sei comuni, che porterà le due realtà oggi esistenti, «Prendersi cura» operante a Faenza e Solarolo e «Solidarietà insieme» operante nei comuni di Brisighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese e Riolo Terme, a fondersi in un unico soggetto. Il tutto con una data ben precisa fissata al 1° luglio 2014, che diventerà operativa però dal 1° gennaio 2015. Un colosso che offrirà diversi e nuovi servizi oltre a quelli di Casa di riposo, Casa protetta, Centro diurno e Comunità alloggio.
Tutti i numeri della nuova Asp. Oggi nei sei comuni sono disponibili 400 posti letti (225 per Prendersi cura e 175 per Solidarietà insieme). Posti che nella nuova organizzazione, questo dovuto all'attuazione dell'accreditamento imposto dalla Regione, però si troveranno a diminuire. Non c'è ancora un numero certo visto che le regole per l'accreditamento non sono ancora chiare e stabilite in modo definitivo. La nuova Asp unica potrà contare però su un patrimonio immobiliare consistente. Sono decine e decine le proprietà in mano alle strutture assistenziali. Un patrimonio che a bilancio previsionale 2014 conta di produrre rendite per 1,2 milioni di euro. La nuova Asp può contare oggi di 70 dipendenti tra servizi e amministrazione a cui se ne aggiungono altri 110 provenienti da convenzioni stipulate con la cooperazione. Se il progetto proseguirà come fino ad ora è stato disegnato, appena sarà possibile, la struttura intercomunale è pronta ad aprire un concorso capace di integrare tra le proprie forze 30 nuove unità di Operatore socio sanitario (22 nel comprensorio castellano e 8 nel faentino).
Il nuovo assetto dell'Asp unica
A spiegare come sarà formata la governance della struttura unica è il direttore Giuseppe Neri, nominato il 1° gennaio 2013. «Entro questa settimana i consigli di amministrazione delle Asp si troveranno ad approvare la bozza del nuovo statuto che regolerà la vita e l'attività della nuova Asp unica. Un documento - sottolinea Neri - che stabilisce come la nuova struttura dovrebbe essere gestita tramite un Cda formato da tre membri. L'impostazione dovrebbe essere quella di una rappresentatività suddivisa equamente tra Faenza e le due vallate (Senio e Lamone). Inoltre esisterà la figura di un direttore unico, in carica da un minimo di 3 ad un massimo di 5 anni. Per quanto riguarda l'Assemblea dei soci, formata dai sei sindaci, questa rimarrà così come non verrà a mancare l'organo consultivo per eccellenza rappresentato dai Comitati comunali.
Cosa cambierà con la nuova Asp
«L'intento della nuova riorganizzazione - spiega il direttore Neri - dovrà continuare ad essere quella di una struttura di prossimità in grado di prendersi cura di una serie di bisogni, anche nuovi, attraverso il mantenimento e la proliferazione operativa di una solidarietà coordinata tra e nelle comunità. Stiamo comunque aspettando di capire meglio come si svilupperà la questione normativa sull'accreditamento che oggi sta vivendo un momento di empasse». Oltre ai classici servizi storicamente perseguiti se ne affacciano così anche e soprattutto di nuovi. «Questa è la vera sfida del futuro. Oltre all'unificazione, all'accreditamento con il mondo privato c'è la sfida del riordino. La legge regionale del 2013 impone che la dimensione mista (pubblica-privata) non potrà più esistere. Da qui nasce l'esigenza di determinare una strategia operativa che sappia collocare l'Asp in dialogo e non in alternativa con il sistema socio sanitario esistente. Pur dovendo continuare ad essere e fare quello che siamo e abbiamo fatto fino ad oggi, le nuove sfide di servizio sono: il post ospedaliero, il post acuti, la riabilitazione, l'offerta di tutti quei servizi residenziali e semi residenziali affini al post operatorio fino ad arrivare alla gestione dell'accesso e della presa in carico del paziente». (Riccardo Isola)
In attesa che la fusione tra le due Asp presenti sul territorio, «Prendersi cura» e «Solidarietà insieme», prenda corpo i malumori non smettono di ripresentarsi. Tra le comunità da sempre in campo contro questa impostazione regionale, avvallata dalla politica faentina, c'è quella di Casola Valsenio. Qui da tempo è attivo un gruppo di studio nato con lo scopo di guardare oltre l'apparenza istituzionale della riorganizzazione. Per Alessandro Righini, membro di questo organismo «noi siamo sempre stati poco convinti che il motivo di questa 'contro riforma' impostaci da Bologna fosse di natura economica ed organizzativa. Studiando i bilanci delle due realtà non si trovano giustificazioni di sorta. Anzi per alcuni versi il bilancio della realtà casolana-castellana è pure migliore di quella faentina». A non convincere i resistenti casolani ci sono però anche ragioni di rappresentanza. «Con il nuovo statuto che dovrebbe prendere il via - spiega Righini - e che non abbiamo mai avuto modo di vedere di fatto si perde la rappresentanza negli organi decisionali delle realtà come la nostra. Casola Valsenio nel nuovo organismo peserà per l'1,7% quando invece il peso economico che porta in dote è molto superiore. Tutti vogliono centralizzare e creare grandi strutture ma in questo modo - ribatte Righini - non è scritto da nessuna parte che si ottengano migliori risultati».
Un altro problema sottolineato dal gruppo casolano è quello della vicinanza con il territorio nelle quali le strutture operano. «Noi non siamo chiusi a priori al cambiamento. Dovranno però convincerci - prosegue Righini - e lo dovranno fare con dati e fatti concreti che una struttura così grande potrà continuare a servire efficienti servizi come oggi la nostra realtà sta già facendo. Non a caso - conclude l'esponente casolano - il pasticcio dell'accreditamento con le coop sta mettendo in luce tutte le difficoltà e le problematicità del caso».