Domenica 6 torna il Carnevale di San Lazzaro nel Borgo Durbecco
Fabrizio Pasi
Quella di domenica 6 aprile promette di essere, un po' per tutti i faentini, un'edizione storica del carnevale di San Lazzaro in Borgo. Infatti, accanto alla festa e allo spettacolo, quel giorno alle 18 nella sede dell'ex Rione Bianco si terrà la cerimonia del cambio del nome. Nell'occasione, raccogliendo gli spunti lanciati dalla conferenza «Il rione di Borgo Durbecco tra il bianco e l'azzurro» del maggio 2010, l'insediamento nato nel pieno del medioevo (le prime case si datano poco dopo l'anno Mille) cancellerà il vecchio nome per riprendere quello, più filologicamente corretto, di Borgo Durbecco.
Ma il Carnevale di San Lazzaro sarà comunque un momento di festa insieme. «Quest’anno si fa – dice Dante Ranzi del Comitato organizzatore – a differenza dell’anno scorso, quando saltò per una serie di problemi. È l’ultima festa di carnevale in zona e quest’anno è arricchita dalla cerimonia del cambio di nome del rione. Segnalo anche i tre carri che porterà la scuola Carchidio-Strocchi, come tutti gli anni». Assieme alle tante iniziative collaterali, che coinvolgono appunto anche la scuola, l'evento entrerà nel vivo domenica pomeriggio. Dalle 14.30 corso Europa ospiterà una colorata sfilata con sbandieratori e musici del rione, ospiti speciali e tanti carri allegorici, una trentina in totale. Tra questi il gruppo di Skrljevo dal carnevale della gemellata Rijeka, quello del «Comitato Boscarel» di Verona e i frustatori Cassani di Solarolo. Alle 18 anche due spettacoli di giocoleria: gli Artisti rupestri (corso Europa) e gli Artisti distratti (piazza Lanzoni). Tutte le occasioni, però, saranno buone (e tutti gli stand attivi) per gustare il prelibato «tortello di San Lazzaro», da bagnare nella sapa, caratteristico per la forma allungata con la chiusura a spiga di grano, che alcuni pensano ispirata alla figura di Lazzaro avvolto nelle bende della sepoltura. La festa di San Lazzaro ha infatti una tradizione antica e suggestiva, tutta sua. Una volta si teneva presso l’omonima pieve romanica (1170-1180) sulla via Emilia, a 3 chilometri da Faenza. Lì accanto c’era un piccolo ospedale per lebbrosi. La tradizione vuole che i faentini, nel giorno di San Lazzaro, cioè la domenica prima delle Palme, vi si recassero in pellegrinaggio e offrissero ai malati dolci e bevande per alleviarne le sofferenze.
Il Comitato organizzatore ricorda che è vietata la schiuma, sono invece molto graditi i bambini in maschera. L'ingresso è libero.