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Ceramica, l'appello di Savorani (Gigacer): "Facciamo rete per crescere"

Faenza | 16 Gennaio 2014 Blog Settesere
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«Il 2014 spero possa essere l’anno della svolta per le attività e l’istruzione ceramica a Faenza dei diversi soggetti operanti nel settore facendo sistema tra l’industria, l’artigianato, l’artistico, il museo, la scuola e la ricerca. La sfida più importante è legata all’avvento dell’era digitale: è necessario immaginare e studiare quale effetto potrà avere sul modo di fare ceramica negli anni futuri. In queste sfide l’elemento di svolta può essere il corso Its Tonito Emiliani. Non dobbiamo essere campanilisti sui fasti passati delle maioliche, ma lavorare per un futuro da protagonisti». Così Giovanni Savorani, numero uno della Gigacer di Faenza illustra, in sintesi le scommesse che ha davanti a sé la ceramica manfreda nel 2014.
Faenza e la ceramica: un binomio importante che va da quella artistica a quella industriale. Quali sono le sfide per il 2014?
«Da ceramista mi auguro che il 2014 possa essere l’anno in cui inizi una svolta per le attività e l’istruzione ceramica a Faenza. L’augurio riguarda la capacità, dei diversi soggetti operanti nel settore, di iniziare un dialogo che possa portare a sviluppare innovazione facendo sistema. Il coinvolgimento dovrebbe comprendere l’industria, l’artigianato, l’artistico, il museo, la scuola e la ricerca. A Faenza c’è tutto questo per il settore ceramico. La sfida che abbiamo di fronte è l’avvento dell’era digitale, è necessario immaginare e studiare quale effetto potrà avere questa nuova tecnologia sul modo di fare ceramica negli anni futuri».
Ci sono sinergie non ancora sfruttate con il Museo internazionale delle ceramiche?
«Non ho esperienza di attività museali. La sinergia che posso vedere è con il mondo scolastico e produttivo, quando ci si deve cimentare con l’innovazione è necessario conoscere bene cosa è stato fatto prima di noi. Il museo è una raccolta storica molto utile anche a questo scopo».
Cosa si aspetta dal corso di alta specializzazione «Tecnico per la progettazione e prototipazione di manufatti ceramica»?
«Dal corso Its Tonito Emiliani mi aspetto che si crei a Faenza un percorso di studio per formare i ceramisti del domani. Se posso aggiungere qual è il mio sogno, le dico che spero sia il primo seme per formare una grande scuola per ceramisti con risonanza internazionale. Ci sono altre città europee che concorrono con noi, ma penso che Faenza abbia le carte in regola per vincere questa sfida. Mi auguro diventi il 'master in ceramica' al quale si iscrivano tanti giovani, sia italiani, ma anche provenienti da altre parti del mondo. Mi auguro che presto passi da corso 'biennale' a corso 'annuale', e soprattutto che i ragazzi che si diplomeranno, trovino subito la collocazione che si aspettano. Il loro successo, nella vita professionale, ci darà la misura della validità del corso e della bravura degli insegnanti».
Il pregio internazionale delle maioliche faentine aiuta anche l’immagine e il marketing delle ceramiche industriali?
«In molte lingue, il termine per tradurre la parola 'ceramica', ricorda Faenza. Traccia evidente di un passato importante dell’attività ceramica della nostra città. E’ documentato che le maioliche di Faenza imbandirono le tavole dei ricchi di tutta Europa. Oggi di questa attività non c’è più traccia a Faenza, ma nemmeno in Italia. La Richard Ginori, ultimo esempio di manifattura di alto livello per le ceramiche da tavola, è stata sull’orlo della chiusura definitiva, salvata in extremis da una società con nome italiano e capitale arabo. Durante il mio percorso lavorativo ho utilizzato in tre occasioni il 'Made in Faenza', compresa questa esperienza in Gigacer, ma sinceramente non credo sia un argomento di vendita, piuttosto, mi sembra più la manifestazione di un nostro sentimento campanilistico».
Si potrebbe gestire in maniera più imprenditoriale il grande patrimonio della ceramica artistica faentina?
«Credo proprio di no. L’imprenditore di una ceramica artistica, non può essere altro che il ceramista che ha intrapreso l’avviamento dell’attività. Il suo successo e la sua fortuna, dipendono solo da lui o da lei. A Faenza si producono ceramiche artistiche di grande pregio, segno evidente che gli imprenditori sono molto bravi. Se invece si intende il possibile incremento del volume complessivo dell’attività, credo sarebbe necessaria l’entrata in gioco di altri ceramisti giovani e ben preparati, in grado di affermarsi come gli attuali. Anche a questo sarà funzionale il nuovo corso Its Tonito Emiliani, iniziato a fine ottobre». (c.f.)
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