Preferenze Cookie
Utilizziamo i cookie, inclusi quelli di terze parti, per raccogliere informazioni sull’utilizzo del nostro sito web da parte dei visitatori. I dati personali raccolti sono utilizzati per la personalizzazione degli annunci pubblicitari. I cookie sono utili per garantire agli utenti un'esperienza di navigazione ottimale, per migliorare costantemente il nostro sito e, previo consenso, possono essere utilizzati dai nostri partner per mostrare pubblicità personalizzata mostrando agli utenti offerte adatte ai loro interessi.

Facendo clic sul pulsante "Accetta", acconsenti l’utilizzo di tutti i cookie, compresi quelli utilizzati per la personalizzazione degli annunci pubblicitari in base ai tuoi interessi. Chiudendo questo banner o continuando con i cookie essenziali verranno utilizzati esclusivamente i cookie tecnici e analitici per i quali non è necessario il tuo consenso. In qualsiasi momento puoi revocare il consenso a tutti o alcuni cookie cliccando sul pulsante "Preferenze Cookie", sempre raggiungibile dal footer del sito.

Informazioni più dettagliate sull’utilizzo dei cookie sono disponibili nella nostra privacy & cookie policy.

Ceramica: fermate lunghe, prospettive corte

Faenza | 24 Dicembre 2013 Economia
ceramica-fermate-lunghe-prospettive-corte
Per il primo anno dall’inizio della crisi anche la Cerdomus ha fatto e fa cassa integrazione, la Cooperativa Ceramica d’Imola ha presentato il nuovo piano triennale 2014-2016 pur confermando i 370 esuberi strutturali a livello di gruppo, Cedir finirà i contratti di solidarietà a marzo 2014, La Fabbrica sta investendo in una nuova linea e cerca nuovi spazi, va bene Gigacer. E’ questo il quadro del settore dell’industria ceramica che prevede in vari casi fermate «natalizie» lunghe e prospettive difficili per il 2014. Si tratta di uno dei settori trainanti del territorio e pertanto più rilevanti. Sono infatti circa 900 le persone (superano abbondantemente le 1.000 se si aggiunge l’industria chimica che fa smalti per la ceramica Vetriceramici di Casola Valsenio) che lavorano direttamente nel settore nel faentino tra Faenza e Castel Bolognese. A queste vanno aggiunti i lavoratori indiretti del settore. «La ceramica paga le difficoltà del crollo del mercato italiano - spiega Samuela Meci della Filctem Cgil - e anche chi esporta la maggior parte del suo prodotto riscontra difficoltà, perché alcuni distributori italiani hanno chiuso. Finora comunque questo settore nel nostro territorio ha, complessivamente, tenuto seppure con situazioni diverse tra le varie aziende e seppure vi siano state varie ripercussioni negative, visto il grande utilizzo di ammortizzatori sociali e l’importante assottigliamento dell’indotto legato ai facchini e agli interinali. Purtroppo alcune situazioni ci preoccupano più di altre e il 2014 si prospetta come un anno molto difficile».
Cooperativa Ceramica d’Imola. E’ stato presentato a inizio dicembre il nuovo piano industriale 2014-2016 che vede la chiusura dello stabilimento di Casalfiumanese (al quale è interessata La Fabbrica di Castel Bolognese) con trasferimento dei lavoratori sugli altri stabilimenti di Borgo Tossignano, Imola e Faenza (dove già lavorano circa 350 unità). Confermati i 370 esuberi strutturali in tutto il gruppo. Il piano prevede un recupero di efficienza con un pieno utilizzo degli impianti a regime già a partire da aprile 2014. Verranno fatti interventi sui magazzini per accorciare la rotazione dei prodotti e diminuire i costi di gestione, mentre sono confermati gli investimenti già previsti per il 2014. La produzione a Faenza si è fermata l’8 dicembre, per ripartire il 3 febbraio prossimo. La cassa integrazione in deroga è stata rinnovata fino a fine anno con l’obiettivo di arrivare fino alla primavera quando sarà possibile riattivare i contratti di solidarietà.
La Cerdomus di Castel Bolognese, per la prima volta dall’inizio della crisi, nel 2013 ha utilizzato un po’ di cassa integrazione ordinaria: 8 settimane da marzo a maggio, e ha richiesto 4 settimane dal 16 dicembre al 12 gennaio che coinciderà grossomodo con la fermata natalizia. Nulla di serio, ovviamente, ma una cartina di tornasole significativa di come il perdurare della crisi ha influito anche in una realtà che lavora e vende la quasi totalità del suo prodotto all’estero, principalmente negli Stati Uniti dove è la realtà meglio consolidata. Occupa 225 lavoratori. Il vantaggio di questa industria rispetto alle altre principali realtà del territorio è che ha ancora praticamente tutti gli ammortizzatori sociali a sua disposizione nel caso di bisogno.
La situazione della Cedir di Castel Bolognese, 156 dipendenti, segue a ruota quella della Cooperativa Ceramica ad un anno di distanza. A marzo 2014 si conclude la disponibilità dei contratti di solidarietà, ma i sindacati temono non sia facile riuscire a fare un «copia-incolla» della soluzione con la cassa in deroga avuta con la Coop. Ceramica visto il calo di risorse pubbliche. La proprietà ha dato piena disponibilità a sondare tutte le strade per riorganizzarsi: dalla cassa in deroga per un anno alle mobilità volontarie. Le parti si incontreranno già nei primi giorni dell’anno per programmare un «piano di battaglia». La fermata è iniziata il 30 novembre e durerà fino al 9 febbraio con l’ausilio di un po’ di cassa integrazione ordinaria che si aggiunge alla solidarietà. L’impresa castellana ha i magazzini pieni e c’è bisogno di svuotarli. Per questo il reparto rimarrà aperto anche durante la fermata. La Cedir è comunque impegnata nel consolidare l’export che già rappresenta la maggior parte del suo fatturato.
La Gigacer di Faenza, l’ultima nata del settore sul territorio, continua a crescere e occupa 66 dipendenti (16 in più rispetto a quando ha iniziato 5 anni fa) con una buona crescita del marchio proprio. Paga la diversa struttura e il differente modo di lavorare che può elasticamente cambiare da ciclo continuo a semi continuo. Ha una vasta gamma di prodotti e fa fare alcune lavorazioni a terzi, «seppure la proprietà vorrebbe farle in casa - sottolinea Meci -, ma ogni volta che propone qualcosa si muove il comitato del no in maniera pretestuosa. E’ la ceramica meno impattante e più moderna, potrebbe dare una soluzione occupazionale in un territorio duramente colpito e viene ostacolata nella sua crescita».
La Fabbrica di Castel Bolognese, 71 dipendenti, ha chiesto la cassa integrazione per 13 settimane dal 16 dicembre al 17 marzo (periodo che comprende anche la fermata per le feste) e sta collaudando la nuova linea digitale appena acquistata. Oltre a questo investimento, l’impresa castellana ha un forno corto (80 metri al posto dei 120 metri di cui avrebbe bisogno) per portare in casa le lavorazioni 50x100 che richiede il mercato e che progetta, ma fa produrre a terzi (principalmente a Cerim che ha appena annunciato un ulteriore investimento che va in questa direzione nello stabilimento di Mordano). Considerando che dov’è non si può ingrandire, La Fabbrica sta sondando varie soluzioni e visitando impianti produttivi già esistenti: l’ex Richetti di Mordano, lo stabilimento appena chiuso a Casalfiumanese dalla Cooperativa Ceramica, senza dimenticare l’area dove potrebbe sorgere una nuova impresa a Bagnara.
Le altre. Ridimensionata fortemente rispetto al passato la Ceramiche Senio di Bagnacavallo (considerata del distretto anche se non rigidamente nell’area faentina) occupa 20 dipendenti di cui 10 alla produzione e sta cercando di rimettersi in sesto producendo in maniera quasi artigianale pezzi speciali conquistando un lavoro di nicchia, molto di cura nel particolare con buon valore aggiunto. Ha fatto cassa integrazione da settembre a novembre, ma non attualmente. Non ha esposizioni particolari con le banche e non ha partecipato al Cersaie. La Sample di Castel Bolognese occupa 28 dipendenti e lavora conto terzi. La proprietà in questi anni ha fatto di tutto per non tagliare personale, ma i cambi e i ridimensionamenti del mercato (pannelli per le sale mostra per industria ceramica) preoccupano i sindacati che temono che nel 2014 sia a rischio esuberi. Fa parte del settore chimico, ma è comunque legata al settore ceramico la Vetriceramici di Casola Valsenio che occupa 143 dipendenti nella produzione di smalti ceramici. Dopo un 2012 di crescita, la prospettiva è di un andamento positivo anche nel 2013 grazie alle esportazioni e a una produzione parallela in Messico che dà benefici anche allo stabilimento casolano.

Christian Fossi
economia@settesere.it
Compila questo modulo per scrivere un commento
Nome:
Commento:
Settesere Community
Abbonati on-line
al settimanale Setteserequi!

SCOPRI COME
Scarica la nostra App!
Scarica la nostra APP
Follow Us
Facebook
Instagram
Youtube
Appuntamenti
Buon Appetito
Progetto intimo
FuoriClasse
Centenari
Mappamondo
Lab 25
Fata Storia
Blog Settesere
Logo Settesere
Facebook  Twitter   Youtube
Redazione di Faenza

Via Severoli, 16 A
Tel. +39 0546/20535
E-mail: direttore@settesere.it
Privacy & Cookie Policy - Preferenze Cookie
Redazione di Ravenna

via Arcivescovo Gerberto 17
Tel 0544/1880790
E-mail direttore@settesere.it

Pubblicità

Per la pubblicità su SettesereQui e Settesere.it potete rivolgervi a: Media Romagna
Ravenna - tel. 0544/1880790
Faenza - tel. 0546/20535
E-mail: pubblicita@settesere.it

Credits TITANKA! Spa
Setteserequi è una testata registrata presso il Tribunale di Ravenna al n.457 del 03/10/1964 - Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione:
23201- Direttore responsabile Manuel Poletti - Editore “Media Romagna” cooperativa di giornalisti con sede a Ravenna, Arcivescovo Gerberto 17.
La testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs. 70/2017 (ex L. 250/90).
Contributi incassati

settesere it n3796-ceramica-fermate-lunghe-prospettive-corte 003
Licenza contenuti Tutti i contenuti del sito sono disponibili in licenza Creative Commons Attribuzione
Loading...
pageview