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Scuole occupate e studenti in corteo, la protesta continuerà

Ravenna | 19 Dicembre 2013 Cronaca
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Prima il palazzo della Provincia, poi l'ufficio scolastico provinciale. Non si ferma la protesta degli studenti del liceo classico D. Alighieri, Itis Baldini, liceo scientifico A. Oriani, Itg Morigia, Itas-Perdisa e liceo artistico Nervi-Severini che, nonostante la fine di quasi tutte le occupazioni, hanno annunciato di volere continuare a farsi sentire.
«Non ci limitiamo ad una settimana – spiega Greta, studentessa di quarta al liceo Artistico – perchè l'obiettivo è costruire qualcosa che vada oltre. Per questo continueremo a riunirci in assemblea. Il nostro intento è farci sentire il più possibile e uscire dalle mura della scuola. Per farlo, noi, come il classico, abbiamo organizzato piccoli cortei informativi di volantinaggio per le vie del centro». Da Ragioneria, dove manca la carta igienica, all'Itis, dove piove sia nei corridoi che nelle classi, i problemi tendono a ripetersi.
Oltre alle difficoltà strutturali, la manifestazione aveva nel mirino i tagli all'istruzione,  la disoccupazione giovanile e la speculazione sui servizi agli studenti, la drastica riduzione delle ore di laboratorio, che ad esempio ad Agraria sono sempre meno.
«In questo mese - riprende Greta - ci sono state assemblee nelle scuole che sono servite per confrontarci. Abbiamo deciso di muoverci tutti insieme, coordinati e uniti, puntando obiettivi concreti per problemi reali – racconta la studentessa annoverando l'inventario delle cose che non vanno -. Da noi mancano i materiali, come ad esempio la creta o gli attrezzi per dipingere e finora la classe si è autofinanziata. Il Governo sperpera i soldi e lascia la scuola sempre in secondo piano. Ci dicono che i fondi non ci sono, ma così non è. I soldi ci sono ma vengono spesi male».
Nel mirino anche i trasporti, sempre più costosi. «I servizi pubblici sono sempre più cari: uno studente da San Pancrazio deve spendere una fortuna per un abbonamento, mentre i servizi dovrebbero essere accessibili».
Se le scuole hanno deciso di unirsi, c'è chi, pur aderendo, mantiene un certo distinguo. Come l'Itis, dove Dario Baroncelli, 5 elettronica, ci tiene a ribadire: «i nostri punti sono uguali a quelli delle altre scuole, ma non condividiamo le loro modalità. Gli istituti hanno modi diversi di affrontare la protesta e noi non approviamo il lancio di sassi o il blocco delle strade». Per questo durante la manifestazione di lunedì 16 è stato allontanato chi si dimostrava violento.
«Non è vero, come hanno scritto alcuni giornali, che lunedì alla nostra manifestazione sono intervenute le volanti della Polizia. Sono arrivati cortei di altre scuole che sono stati fatti allontanare perchè non avevano intenzioni pacifiche. Con il nostro sit-in volevamo solo dimostrare che si è riaccesa la voglia di pensare. Siamo convinti che solo attraverso il dialogo pacifico si possano ottenere risultati». I Carabinieri erano invece intervenuti il sabato prima, su richiesta della preside Lilia Pellizzari. «La preside ha semplicemente fatto il suo lavoro - la difende Baroncelli -. Anzi ci ha fatto un favore, perchè così abbiamo avuto modo di confrontarci anche con loro, in maniera assolutamente pacifica».
Per Baroncelli «“Occupazione dura” è un genere obsoleto:  la protesta oggi deve essere giovane e si deve articolare su diverse piattaforme. Per questo abbiamo aperto una pagina Facebook e stiamo procedendo all'acquisto di un dominio». Come per gli altri istituti tecnici, anche in questo caso il rischio è quello di uscire da scuola senza ore di pratica. «In seguito ai tagli alle ore di laboratorio – prosegue lo studente - il diploma di perito si sta svuotando di significato. In questo modo si costringono gli studenti ad andare all'Università, e si perde la libertà di studio già dalle superiori. A questo si aggiungono le attrezzature obsolete e i numerosi tagli. Le classi sono affollate, così come le palestre». (Federica Ferruzzi)
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