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CONSELICE | Gianluca Foglia racconta a fumetti le barricate di Parma

Ravenna | 22 Marzo 2013 Cronaca
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«Nel quotidiano la ribellione giusta non è armarsi per colpire, ma piuttosto ricordare per difendersi. Dai piccoli soprusi e dalla disonestà. Far capire questa cosa ai ragazzi è il solo modo che abbiamo per trasmettere i valori e salvaguardarli». Portate i vostri fi gli venerdì 22 al teatro Comunale di Conselice se potete. Potrebbero ringraziarvi. Ribelli come il sole infatti li ipnotizzerà e li catturerà, e gli insegnerà anche tante cose.

C'è un intento manifestamente educativo dietro allo spettacolo che il disegnatore Gianluca «Fogliazza» Foglia porterà al teatro di Conselice insieme al narratore Marco Di Blasio e alle musiche eseguite dal vivo da Emanuele Cappa e Tomas Marvasi. Fumettista sulle pagine di settesere, ma anche sul Fatto Quotidiano On Line e per l'Anpi, nonché illustratore per la Gazzetta dello sport e copertinista per l'Unità, Fogliazza ha lavorato già per il teatro e in laboratori per i ragazzi delle scuole. Non a caso ha scelto come protagonista di Ribelli come il sole un ragazzo, Gino, che nella Parma del 1922 ha 14 anni, è appassionato di pallone e nei giorni caldi dello scontro tra gli squadristi di Italo Balbo e gli Arditi del Popolo del quartiere Oltretorrente si ritrova immischiato nella più incredibile partita di calcio - almeno questo gli dice la sua fantasia - che si sia mai vista: 10.000 fascisti contro 300 Arditi del Popolo. «La storia si trasmette, non si insegna - attacca Foglia -. Per vivere a lungo i valori vanno messi nelle mani dei giovani, che ci sopravviveranno, e per farlo bisogna coinvolgerli senza retoriche o pompose liturgie della memoria».E' per questo che Gino è un ragazzino di 14 anni? «Sì, ho lasciato appositamente sullo sfondo una fi gura grandissima come Guido Picelli, il capo degli Arditi, per non peccare di retorica ed epica eroica».Però Picelli un eroe lo è stato... «Certo, ma per raccontare ai giovani una storia così poco nota e così importante ho preferito fargliela sbirciare dagli occhi di un loro coetaneo. Uno che ama il calcio, ottima metafora dello scontro delle barricate parmensi. Il fatto di disegnare dal vivo con una telecamera mentre Marco Di Blasio racconta la storia, coi disegni che prendono forma davanti agli occhi dei ragazzi, è un altro modo per tenerli incollati a una vicenda di cui si parla sempre poco».Come mai? «Probabilmente perché nel Dopoguerra un fatto del '22, per quanto eclatante, appariva già lontano, ma fu il primo vero motto antifascista in Italia. Italo Balbo nell'estate del 1922 aveva razziato Ravenna e la Romagna, e della violenza squadrista erano giunti echi a Parma, città turbolenta di suo. Così gli Arditi del Popolo furono i primi a opporsi al fascismo senza tanti complimenti. Il popolo è il vero protagonista di questa storia, prende coscienza di sè e della situazione, si ribella quando capisce che non si può più aspettare. E' una storia dalla valenza universale».Ma l'attualità fa capolino? «Io non faccio riferimenti all'attualità perché oggi tutto viene troppo facilmente strumentalizzato, e questo atteggiamento ha portato all'attuale vuoto identitario. Penso che il "come" si racconta una vicenda sia importante quanto i suoi contenuti. I ragazzi non sono solo il pubblico più importante, quello a cui vale la pena trasmettere la memoria, ma sono anche quello che dà più soddisfazione, perché di fronte a loro tu, chiunque tu sia, non sei nessuno e devi conquistarli».
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