Migone spiega perchè le donne vengono da Venere e gli uomini da Marte
Sferzante, ironico, surreale il comico Paolo Migone non perdona niente a nessuno: il titolo di questa intervista nasce infatti proprio dalla prima domanda su Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere di Paul Dewandre venerdì 13 (ore 21) al teatro comunale di Cervia. Migone, che viene dal cabaret di Zelig, ma che ‘mischia’ teatro, cinema e tv, sarà sul palco con il riallestimento di questo spettacolo tratto dal best seller di John Gray incentrato sul fatto che gli uomini e le donne vengono da due pianeti diversi. L’eterno gioco fra uomini e donne gli fornisce spunti creativi inesauribili con un occhio sempre attento ai costumi contemporanei, alla realtà del suo tempo. Migone torna così nella sua veste di professore allucinato con camice e occhio nero di ordinanza per farci ridere con le sue battute mordaci come ci racconta lui stesso.
Meglio 5 minuti a Zelig o un’ora a teatro?
«Anche un’ora e mezzo in teatro. La tv in realtà la facevo solo per portare il pubblico in sala. Zelig mi sta stretto: dovevo stare tre giorni a Milano per fare 5 minuti e se non gli piacevi ti tagliavano anche! In teatro invece nessuno ti ferma e poi guidare il pubblico dove vuoi: ogni sera cambio le battute, lo spettacolo non è mai uguale. Io sono un guitto: ho un canovaccio e poi seguo l’ispirazione».
Sua moglie non la sgrida mai perché va in giro tutto scapigliato e con un occhio nero?
«All’inizio era contrariata perché raccontavo a tutti i fatti nostri , ma adesso beneficia di quello che guadagno. Ha un sacco di tempo libero e quindi spende. Fa buon viso a cattivo gioco. Io invece lavoro troppo e non ho tempo libero. Beh, in questa vita è andata così».
Allora secondo lei quali sono i pro e i contro delle donne?
«Ci vorrebbe un enciclopedia: i pro sono la grande attrazione sessuale che ci causate. È l’emozione che ha un senso in questa vita ed è un disgraziato chi non la prova o la prova poco. Però dopo qualche anno, essendo molto più sveglie e attente di noi, cominciate a estendervi e ci schiacciate negli angoli. Consiglio a tutti case tonde».
E invece gli uomini?
«Non cresciamo mai, abbiamo le cose belle dei bambini, facciamo tenerezza. E poi siamo buoni non ci vendichiamo, dimentichiamo qualsiasi cosa. La donna invece è una scatola nera: al matrimonio accende il tasto ‘rec’ e da quel momento rinfaccerà al marito qualsiasi cosa. Il negativo è che siamo cacciatori mentre la Chiesa e le regole dello Stato ci hanno messo dentro al matrimonio. Allora siamo bugiardi e traditori. La grande condanna di oggi sono i telefonini, una memoria digitale che ricorda tutto. Un vero incubo».
L’ironia e l’umorismo sono connaturati in lei?
«Come i preti sei predestinato. A scuola ero disposto a prendere anche dei votacci pur di dare l’ultima risposta al professore. Adesso invece mi pagano. Per me non c’è soddisfazione più grande del pubblico che ride delle mie battute». (e.nen).
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