Fico, la grande sfida del 2017. Parla l'ad Tiziana Primori: «Un’opportunità per la Romagna e l’Italia»

Emilia Romagna | 06 Gennaio 2017 Economia
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Fico, acronimo di Fabbrica italiana contadina, è la sfida 2017 di un importante settore produttivo italiano che vede nella promozione dell’eccellenza agroalimentare, della cultura e della sostenibilità, nella biodiversità e nei saperi della nostra enogastronomia i driver fondamentali per lo sviluppo del nostro Paese. Sta sorgendo (i lavori sono in corso) a Bologna e aprirà i cancelli in autunno (il taglio del nastro dovrebbe essere a inizio ottobre), ma - pur rappresentando tutta l’Italia - avrà il cuore in Emilia-Romagna.
I numeri del progetto parlano da soli e spiegano la complessità: 80.000 mq di parco tematico composti da 7.000 mq di colture, 4.000 mq di stalle, 9.000 mq di botteghe e mercati, 25 ristoranti e 4.000 mq di spazi per eventi, conferenze e cultura; 44.000 pannelli fotovoltaici (il più grande impianto energetico verde d’Europa); 100mila studenti, 500mila visitatori professionali e 2 milioni di turisti stranieri attesi all’anno. E ancora oltre 2.000 aziende coinvolte, quasi 1 ettaro e mezzo di cemento in meno rispetto a quello che c’era prima, 40 fabbriche contadine artigianali, 3.000 posti di lavoro (compreso l’indotto) di cui 700 direttamente all’interno del parco, 10 aule dedicate alla didattica e alla formazione, 3 km di percorso didattico per le scolaresche.
In regia, oltre al patron di Eataly Oscar Farinetti e all’accademico Andrea Segrè, presidente del Caab, c’è Tiziana Primori, dirigente di Coop Alleanza 3.0 (che è tassello fondamentale del progetto) ed ex direttore generale alla gestione di Coop Adriatica: una manager cooperativa di lungo corso e provata esperienza, oggi amministratore delegato di Fico Eataly World (la società di gestione del Parco, nel cui cda siede anche il ravennate Elio Gasperoni, in rappresentanza di Coop Alleanza 3.0).
Ma com’è nato un progetto così ambizioso?
«L’idea di realizzare un grande parco tematico sul cibo è nata alla fine del 2013, dall’incontro tra Oscar Farinetti, il fondatore di Eataly, e Andrea Segrè, il presidente del Caab: riconvertire il mercato ortofrutticolo all’ingrosso di Bologna, una struttura bellissima ma molto vasta e sottoutilizzata, trasformandolo nel primo parco dedicato all’agroalimentare del nostro Paese, alla sua biodiversità, alla cultura del cibo e della sostenibilità. Ma trasformare questa bella intuizione in realtà ha significato dare vita ad un grande lavoro di squadra sul territorio e nel nostro Paese. Fico è un progetto ambizioso ed appassionante, che ha rapidamente raccolto il consenso del Comune, della Regione, delle istituzioni, del mondo cooperativo, di molte imprese e privati del territorio. Così in meno di tre anni, dopo la raccolta dei capitali realizzata attraverso il Fondo immobiliare Pai gestito da Prelios, si è riusciti a realizzare la nuova area mercatale, che ha preso il posto del Caab, dove gli operatori del mercato si sono trasferiti ad aprile di quest’anno. Quindi, a maggio è partito il cantiere per la realizzazione della Fabbrica Italiana Contadina e proprio in questi giorni abbiamo iniziato a piantare gli alberi e i frutteti. Nel frattempo, si è perfezionato il progetto esecutivo, sono state individuate le 40 aziende eccellenti che, a Fico, produrranno il meglio dell’agroalimentare italiano, ed ha preso il via la promozione, anche internazionale, tanto che l’anno scorso siamo stati tra i protagonisti della scelta di Emirates di attivare il nuovo volo, passeggeri e cargo, Bologna-Dubai».
Fico può essere considerato, culturalmente, l’eredità di Expo?
«Quando è stato presentato ad Expo Milano nell’ottobre 2015, Fico è stato definito dal ministro delle Politiche agricole ed alimentari Maurizio Martina ‘uno di principali eredi dell’esposizione universale di Milano’. Si tratta di una eredità soprattutto scientifica, etica e culturale, che vogliamo portare avanti in molti modi: Fico infatti vuole essere la struttura di riferimento per la divulgazione e la conoscenza dell’immenso patrimonio enogastronomico dell’Italia e la sua valorizzazione internazionale, facendo crescere, a partire dai giovani e dai bambini, la consapevolezza e la cultura del nostro cibo. Il parco raccoglierà l’eredità dell’esposizione universale anche dal punto di vista dei contenuti, della didattica e delle forme di narrazione del cibo, con eventi, corsi, iniziative culturali e padiglioni multimediali tematici che racconteranno il rapporto dell’uomo con i principali prodotti e scoperte relativi al mondo dell’agroalimentare, unendo tradizione e futuro del nostro cibo». 
Che cosa rappresenta il parco per l’agroalimentare italiano?
«Vogliamo, che Fico sia una grande risorsa anche per il mondo dell’agroalimentare, che qui potrà trovare e sviluppare competenze uniche e quell’arte del saper fare che sono l’anima del cibo italiano. Per questo è nata anche la Fondazione Fico per l’educazione alimentare ed alla sostenibilità, che rappresenta lo strumento fondamentale per il completamento del progetto sul piano scientifico ed educativo: la Fondazione promuoverà l’educazione alimentare ed i saperi del cibo, il consumo consapevole, la produzione sostenibile, mettendo in rete a Fico le più importanti realtà della cultura agroalimentare e della sostenibilità».
Qual è l’aspetto più innovativo del parco?
«Il fatto che, per la prima volta, il cibo italiano viene rappresentato dalla terra fino alla tavola, consentendo di comprendere le nostre filiere agroalimentari in ogni aspetto. Nelle aree esterne, sarà possibile visitare stalle e campi dimostrativi sulle principali cultivar dell’agricoltura italiana e le razze animali autoctone. Nel mercato saranno in vendita prodotti alimentari, mentre nelle botteghe gastronomiche e nei ristoranti si potranno degustare le produzioni delle Fabbriche Contadine artigianali, cioè i laboratori di produzione dal vivo. Nelle aree temporanee si alterneranno operatori con offerte territoriali e stagionali, ed alcuni spazi saranno dedicati a prodotti non alimentari correlati alla natura, alla cucina e allo stile italiano. Una esperienza autentica, coinvolgente ed unica, per conoscere il meglio delle nostre tradizioni».
Che ruolo avrà la Romagna in Fico? Quali sono i partner romagnoli che avete già individuato?
«La Romagna è uno dei territori più importanti e ricchi di biodiversità del nostro Paese, e dunque avrà un ruolo fondamentale a Fico, in tutti gli ambiti. Tra le imprese che stanno realizzando le Fabbriche di produzione nel Parco, ci sono ad esempio la Eurovo di Imola e Cevico, uno dei più importanti produttori vinicoli romagnoli. L’esperienza di Eurovo arriva a Fico con un laboratorio didattico sull’uovo e la gestione di un piccolo allevamento a terra di galline ovaiole. Cevico invece porterà a Eataly World un laboratorio di produzione e confezionamento del vino della casa di Fico, occupandosi della gestione della cantina. Ma la Romagna sarà molto ben rappresentata anche dai ristoranti e dalle botteghe, e nelle aree e le iniziative dedicate al benessere ed al divertimento, grazie alla collaborazione con il Fantini Club di Cervia».
Come procede il tour di presentazione?
«Fino ad ora abbiamo tenuto circa 200 eventi di presentazione in tutta Italia, ed una ventina all’estero. In particolare, a novembre siamo stati chiamati dalla Farnesina a rappresentare il nostro Paese nella prima settimana della ‘Cucina Italiana nel mondo’: Fico è stato presentato a New York e poi a Dubai ed Hong Kong, riscuotendo un grande interesse. La prossima tappa in Europa sarà Berlino. Nel mondo c’è voglia di Italia, del suo cibo, del suo stile di vita: vogliamo portare almeno due milioni di visitatori stranieri a conoscere Fico e quello che rappresenta». (c.f.)
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