Il prof. Forti: «I gessi romagnoli i migliori al mondo»
E’ in fase di stesura la proposta per portare un sito Unesco-Patrimonio dell’Umanità tra i gessi dell’Emilia Romagna. «Non si tratterà di una sola area - spiega Massimiliano Costa, direttore del Parco Vena del Gesso romagnola - ma di vari settori ed elementi di tre aree distinte: la nostra, quella dei Gessi bolognesi e infine quella dei Gessi triassici (geologicamente i più antichi) dell’Alta Val Secchia, nel Reggiano. A redigere nel dettaglio la pratica sarà il professor Paolo Forti dell’Università di Bologna e posso dire, senza campanilismo ma con realismo, che la parte del leone, per peculiarità e pregi, la faremo noi, ma a presentarla dovrà essere un organismo super partes, la Regione Emilia-Romagna».
Ora, non è un mistero che in Italia vi siano già «troppi» siti Unesco, ben 51, che da un lato pongono il nostro paese in una posizione di assoluto prestigio e richiamo, dall’altro creano qualche imbarazzo ad un istituto che deve porgere attenzione - lo dice la parola stessa - a tutto il patrimonio umano mondiale, non solo a quello italiano. Tuttavia i siti naturali finora sono piuttosto pochi (Dolomiti, Cinque Terre, Cilento, Isole Eolie, Val d’Orcia, Langhe-Monferrato ed Etna) per cui qualche possibilità, in effetti, c’è.
E lo conferma il professor Forti, che per quarant’anni ha retto la cattedra di Speleologia alla Facoltà di Geologia e che ostenta una simpatica ma ferma sicurezza: «Non c’è problema, noi abbiamo un’area carsica di assoluto valore scientifico. In realtà non esistono graduatorie, ma il nostro primato, chiamiamolo così, sarebbe insidiato solo dai Gessi Ucraini per via dell’estensione del patrimonio sotterraneo. Loro hanno grotte lunghe 300 km, labirintiche e bellissime, ma noi abbiamo molti più valori aggiunti: l’archeologia, con le grotte preistoriche e protostoriche (Tanaccia, Re Tiberio e Grotta dei Banditi), l’antropologia, con il lapis specularis estratto dai Romani come surrogato del vetro, le morfologie esterne, con le doline di Monte Mauro e del Carnè, un patrimonio faunistico (basti citare i pipistrelli) e floristico di importanza europea e un traforo idrogeologico, il Sistema Stella-Basino, che mette in collegamento sotterraneo due bacini diversi, con un inghiottitoio ed una risorgente da manuale. Cito infine Brisighella, con il parco geologico dell’ex Cava Monticino e gli straordinari ambienti ipogei del centro storico, scavati nel gesso vivo che è peraltro il substrato su cui poggia tutta la parte alta del paese». «Peraltro - conclude l’energico professore - io non devo convincere i giornalisti, devo convincere l’Unesco... ma ce la farò, perché nel loro genere i nostri gessi sono i più importanti del mondo e questa ormai è la politica dell’Unesco: proteggere il meglio che c’è sulla piazza».
Prossimi appuntamenti il 25 settembre a Fontanelice per presentare l’idea e a Casola Valsenio il 1 ottobre nell’ambito della Giornata Mondiale della Speleologia con approfondimenti sui chirotteri (pipistrelli), anche con spettacolari immagini scattate in grotta. Si concluderà a novembre (data ancora da definire) a Brisighella, con gli aspetti culturali antropologici e archeologici. Dopodiché la parola passerà all’Unesco. (Carlo Alberto Nenni)