Caso Cagnoni, parla un amico di famiglia: "Sapevo che la faceva seguire, ma pensavo fosse ai fini della separazione"

Ravenna | 23 Settembre 2016 Cronaca
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Sgomento, incredulità. «Non posso ancora crederci, quando ho letto i loro nomi sul giornale mi hanno ceduto le ginocchia». E’ ancora sotto choch un amico della famiglia Cagnoni, dopo aver appreso dell’omicidio di Giulia Ballestri. «Conosco la famiglia da anni, ho avuto modo di frequentare lo zio e il padre di Matteo in diverse occasioni, persone estremamente cordiali, gentiluomini di un tempo, intelligenti e che amano esporsi il meno possibile su cose che li riguardano. Tutta la famiglia, in città, ha sempre goduto di grande stima, proprio per la loro dignità. Con Matteo ci siamo trovati tante volte a cena con amici comuni, mi ha passato i suoi libri per avere un parere, è una persona mite, cordiale. Mai mi sarei immaginato una cosa simile, un gesto che ha distrutto due famiglie: quella di Giulia, la sua e la vita di tre bambini. Per quanto conoscessi poco la moglie, li ho sempre visti come una coppia serena, tranquilla. Matteo diceva di amare la sua famiglia e il suo lavoro, ha sempre tenuto in modo particolare alla sua immagine pubblica e anche se da molti è stato definito presenzialista, questo non fa certo di lui un criminale. Sapevo che il matrimonio con Giulia era in crisi: giusto qualche settimana fa lo zio mi aveva detto che Matteo aveva assunto un investigatore privato, mi aveva anche chiesto di chiamarlo per capire il perché di questa scelta poi, entrambi, eravamo arrivati alla conclusione che l’avesse fatto semplicemente ai fini della separazione. Non mi sarei mai immaginato una cosa del genere dal membro di una famiglia che rappresenta l’antitesi della violenza, una famiglia che incarna la ragionevolezza e la sensibilità e da cui sono sempre stato trattato con grande rispetto. Ho letto sui giornali una raccapricciante descrizione della casa dove si è compiuto il delitto che è stata trasformata nel set di un film horror. Un luogo meraviglioso, comparso più volte sulle riviste di architettura cui la famiglia tiene moltissimo, che cura e che, nonostante le offerte, non ha voluto vendere. Una villa che è stata descritta come sporca e piena di topi, quasi a voler enfatizzare negativamente anche il luogo dove si è consumata una tragedia. Come se non bastasse ciò che vi è successo. Non posso pensare alla vita che avranno i loro tre figli, al dolore grande di entrambe le famiglie, distrutte dal gesto di una persona che dava l’impressione di tutto tranne di poter arrivare a compiere una simile violenza».
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