Cisa, oggi verifica a Roma tra ritardi e speranze
La vertenza Cisa torna a Roma per un incontro importante per capire di quanto siano in ritardo i tempi del piano industriale firmato da azienda, sindacati e istituzioni un anno fa (il 30 settembre 2015 dopo una trattativa fiume di 14 ore). Venerdì 16 settembre, al Ministero dello Sviluppo economico, ci sono parecchi nodi da sciogliere.
Il primo riguarda i 130 esuberi. Entro fine mese si chiuderanno gli accordi coi singoli dipendenti che decidono di usufruire della mobilità volontaria incentivata da Allegion con 24 mensilità e un servizio di supporto alla ricollocazione professionale «con primaria società della durata di 12 mesi» che curerà anche corsi di formazione. A fine giugno erano già un centinaio i lavoratori che avevano sottoscritto l’accordo.
Il secondo riguarda il piano industriale che ha avuto alcuni ritardi dovuti al cambio di Paese di destinazione dei macchinari da delocalizzare.
Sul piatto anche gli sviluppi per l’area di circa 4mila metri quadrati di superficie da adibire a scopi commerciali, di tipo enogastronomico, alimentare e di altra natura merceologica per la quale ad inizio estate c’era l’interessamento per l’acquisto.
I sindacati chiederanno di «tenere in organico le unità secondo loro eccedenti - commenta Milco Cassani, segretario provinciale della Fiom Cgil -, ma ci interessa molto capire i tempi di attuazione del piano. La situazione oggi in Cisa? Si sta lavorando sul doppio binario della produzione e della riorganizzazione. Quello che vorremmo al termine di questo percorso è una stabilità di medio/lungo periodo che guardi al futuro con ottimismo».
«E’ realisticamente difficile ridiscutere l’accordo sottoscritto l’anno scorso per ridurre il numero degli esuberi - spiega il sindaco Giovanni Malpezzi -. Quello su cui chiederemo un’apertura, nel caso in cui venga confermato il ritardo nell’attuazione del piano e che il riassorbimento degli esuberi non sia fattibile per Allegion, è l’allungamento dei tempi di avvio della procedura di mobilità. Confermo la disponibilità del Comune a incontrare, nel contesto del ‘Tavolo per lo sviluppo economico’, le parti sociali e i rappresentanti delle imprese per trovare una soluzione a quelle persone che rimarranno a casa, come facciamo già per le altre realtà faentine in crisi. Mi aspetto dalla proprietà aggiornamenti importanti soprattutto sul nuovo centro di eccellenza in via Oberdan».
La vertenza Cisa era iniziata il 16 giugno 2015 quando la nuova numero uno di Allegion per l’Europa - Lucia Veiga Moretti - aveva annunciato ai sindacati l’intenzione di «riorganizzare» la storica impresa faentina, seguita, di lì a pochi giorni (il 23 giugno) dalla decisione di voler tagliare 238 posti su 524 a Faenza e altri 20 posti a Monsanpolo, nelle Marche. Dopo un’estata «calda» iniziata con la grande manifestazione del 4 luglio in piazza a Faenza, il 30 settembre si è trovata la quadratura del cerchio al Ministero dello Sviluppo economico con un taglio a 130 esuberi congelati fino a novembre 2016 grazie ad un anno di cassa integrazione.
L’accordo prevede 30 mesi di mobilita, integrazione alla cassa integrazione da parte dell’azienda con un bonus di 400 euro mese e un piano industriale di 17 milioni di euro complessivi, parte dei quali per riconvertire le strutture produttive. Il piano industriale proposto dall’azienda punta a dare nuova centralità all’impianto di Faenza, in particolare come centro ricerca & sviluppo (nello storico stabile di via Oberdan) e per le produzioni pre-serie e delle cosiddette «master keys» ad alto contenuto tecnologico.
Christian Fossi - Foto Raffaele Tassinari