Fellini Scalinocinque: "Costretti a chiudere"
Federica Ferruzzi -Il progressivo protrarsi dei lavori sta seriamente mettendo in ginocchio le attività della zona, prima tra tutte il Fellini Scalino 5 che, dopo tredici anni di attività, è in dubbio sulla riapertura. A parlare in nome dei soci è Giuseppe Pietropaolo, imprenditore modenese che ormai da anni risiede a Ravenna. Quali sono i tempi che vi ha comunicato l'Amministrazione in merito alla riapertura? «L'apertura di piazza Kennedy, rispetto a date precise mai rispettate, continua a slittare e, ad oggi, non abbiamo ancora garanzie sulla fine dei lavori. Per noi si tratta, oltre che di mancati incassi, anche di un danno di immagine, visto che per tredici anni siamo stati un punto di riferimento per la città e non solo. Siamo consapevoli dei disagi che possono derivare dai rapporti tra Amministrazione e Soprintendenza, ma agli amministratori chiediamo di mettersi per un attimo nei nostri panni. Abbiamo trascorso un anno con la speranza che si rimanesse entro i tempi previsti, adattandoci alle difficoltà, inevitabili, del cantiere, ma adesso non ce la facciamo più». Cosa si potrebbe fare? «Sappiamo che il Comune è vincolato alla Soprintendenza, ma in attesa di risposta l'Amministrazione potrebbe pensare di coinvolgere le attività della piazza e limitrofe nelle iniziative pubbliche di intrattenimento. Penso ad esempio alle ultime e prossime attività in Darsena, o alla creazione di progetti ad hoc. L'averci sgravato della tassa sui rifiuti è stato un gesto apprezzabile, ma non sufficiente, in quanto di rifiuti, purtroppo, non se ne producono più». Anche quest'anno, nonostante il cantiere, prenderete comunque parte alla Notte Oro... «Sì, in realtà quella sarà una data che fungerà da spartiacque: ottobre era il mese previsto per la riapertura della piazza e vogliamo comunque vedere che accade. Alla luce, però, delle tante promesse disattese, non siamo in grado di dare garanzie. Fino ad allora ci mettiamo comunque a disposizione per organizzare eventi e feste in loco o servizi di catering, impegnandoci ad aprire almeno una sera a settimana». E pensare che sarebbe dovuta essere una miglioria per la città... «Se basta un anno per mettere in ginocchio attività come le nostre significa che c'è altro che non funziona. Se un'operazione di riqualificazione mette in crisi una città intera, significa che la città ha problemi seri. So che quando si punta il dito bisognerebbe avere soluzioni alternative, ma trovarle non è il mio mestiere. In questi anni ho visto tanto fumo negli occhi, più che reali soluzioni, per questo spero che la nuova amministrazione si dimostri giovane non solo nella composizione, ma anche nelle idee». Voi ce l'avete messa tutta... «Subito prima della chiusura avevamo effettuato un restyling del locale, dagli arredi ai muri, e abbiamo investito per ovviare al periodo di chiusura, un modo per invogliare le persone a venirci a visitare. Purtroppo, però, non è bastato: la comodità del parcheggio perso e il disagio del cantiere hanno vinto. Almeno per il momento...».