Alla riscoperta dei bunker della costa grazie al Comitato ricerche belliche 360

Galeotta è stata la visita ad un bunker di Cesenatico, che li ha fatti incontrare e decidere di dare vita ad un progetto di valorizzazione della storia locale durante la seconda guerra mondiale. E’ così che il ravennate Enrico Palazzo e l’imolese Luca Cavallazzi hanno deciso di fondare il Comitato ricerche belliche 360, finalizzato alla creazione di un percorso storico attraverso l’individuazione, lo studio, la divulgazione e la preparazione di una guida illustrata completa di tutti i reperti della seconda guerra mondiale presenti sul territorio, con tanto di visite ai bunker che, al momento, hanno coinvolto circa 500 persone. L’ultima in calendario è prevista per le 20 del 2 settembre (vedi box), ma il lavoro di sicuro non terminerà qui. A spiegare come è nato il comitato e cosa si propone di realizzare è lo stesso Palazzo: «Durante una visita al bunker del collezionista Walter Cortesi a Cesenatico, presso il centro ricerche marine, ho conosciuto Luca Cavallazzi e, insieme, abbiamo deciso di iniziare a valorizzare le tante strutture analoghe presenti sulla costa ravennate». Un primo lavoro di pulizia è così partito lo scorso settembre: «Abbiamo iniziato col togliere rovi e scoprire le strutture, alcune parzialmente insabbiate, e su ognuna abbiamo apposto cartelli informativi. La Proloco ha apprezzato l’attività e abbiamo quindi avviato una collaborazione con tanto di visite guidate che, ad agosto, si sono svolte la sera». A Punta Marina, su 700 metri di costa, ci sono ben sette bunker tedeschi della seconda guerra mondiale, ed una fila intatta di sbarramenti anticarro, detti «denti di drago». Strutture analoghe si trovano davanti a Villa Marina, ma ce ne sono anche altre in centro a Marina di Ravenna, «sicuramente da salvare». Bunker voluti dai tedeschi, ma di manodopera italiana, si trovano anche a Porto Corsini e Lido di Savio. Finora, a visitarli, sono stati circa in 500. «Il team di Ravenna, oltre a me e Cavallazzi, comprende anche Bruno Zama e alcuni collaboratori, tra cui le nostre mogli, Rosa Conti e Marcela Kubovova. Il lavoro è stato parecchio e l’affluenza notevole: le persone andavano dalle 30 alle 100 per volta, ma solo poche conoscevano esattamente la storia di questi rifugi». Con il recupero dei bunker, il comitato sta anche rispolverando la storia locale, contribuendo alla riscoperta del ruolo di Punta Marina durante la seconda guerra mondiale. «E’ emersa, ad esempio, la presenza di un aeroporto, una pista importante che ha visto succedersi oltre quattro squadroni inglesi e sudafricani». E anche se la stagione estiva sta volgendo al termine, si guarda con interesse ai prossimi mesi. «Questo tipo di turismo si può praticare anche d’inverno, perchè in pineta si può stare con qualsiasi condizione meteo. Ora stiamo valutando quali iniziative organizzare in settembre, mentre per l’inverno abbiamo già in programma la pulizia di nuovi bunker». Notevole anche l’interesse di compagnie teatrali e di registi che chiedono di poter realizzare i loro cortometraggi intorno a questi rifugi. «Si sta sviluppando un contorno interessante - spiega il responsabile - ma siamo soggetti al permesso della Forestale, che dovrà avere l’ultima parola».