Alessandro Vitiello (Bunge): «Iniziati i lavori di potenziamento, ma senza pescaggio siamo frenati»

«Grazie alla grande attenzione sui driver di base dell’azienda ed alla passione di tutto il team, il percorso di rilancio di Bunge Italia è andato a buon fine. Un successo che è stato confermato dall’investimento molto importante che stiamo facendo proprio a Ravenna». Così Alessandro Vitiello, nel gruppo da 13 anni e oggi amministratore delegato e direttore generale di Bunge Italia, inquadra l’andamento della multinazionale che opera in circa 40 paesi nel campo agroindustriale, delle bioenergie e dei fertilizzanti.
Nello stabilimento di Ravenna, sito in via Baiona, la società svolge la spremitura di semi oleosi per la produzione di oli vegetali ad uso alimentare e farine ad uso zootecnico, nonché attività di raffinazione ed imbottigliamento di oli vegetali. Inoltre, con Novaol è operativa nel settore del biodiesel e della glicerina raffinata (il cui impianto è localizzato all’interno della Pir, la società di Guido Ottolenghi, presidente di Confindustria Ravenna).
Vitiello, ci inquadra i numeri di Bunge?
«Bunge è una multinazionale con sede negli Stati Uniti, un fatturato di circa 60 miliardi di dollari con 32mila dipendenti. In Italia svolgiamo principalmente le attività nel nostro stabilimento a Ravenna (oltre ad attività di importazione sui porti di Savona, Napoli ed altri magazzini interni non di proprietà) ed esprimiamo un fatturato, che fluttua a seconda del prezzo delle commodities con cui lavoriamo, di circa 700 milioni di euro grazie al lavoro di circa 200 dipendenti. Per capirci, movimentiamo 1,5 milioni tonnellate di prodotto, che corrisponde a circa il 7% dei traffici totali del porto».
Qual è stato l’andamento nei primi sei mesi del 2016?
«Rimaniamo in uno scenario altamente competitivo e difficile, con le tendenze di mercato che hanno esacerbato le difficoltà anche dei nostri clienti. In Italia assistiamo a una rigidità del credito che certamente non aiuta le imprese. Per quanto ci riguarda, la diversificazione del portafoglio ci permette di gestire meglio il contesto in cui ci troviamo e siamo fiduciosi di terminare il 2016 in linea con le nostre previsioni».
Quali sono i principali clienti di Bunge?
«I mangimisti italiani per quanto concerne le farine ed i cereali, le compagnie petrolifere per il biodiesel, mentre per gli oli confezionati serviamo varie catene della distribuzione alimentare».
Lo scorso anno ha annunciato un investimento da 50 milioni di euro per incrementare la capacità produttiva dello stabilimento. A che punto è?
«I lavori sono iniziati a inizio marzo nell’area ex Enel perché, sia chiaro, quando annunciamo qualcosa, lo realizziamo. Aumenteremo la capacità di spremitura rifacendo i reparti di preparazione ed estrazione con un diverso layout».
I tempi?
«Vogliamo riuscirci in due anni dall’inizio dei lavori. Vogliamo essere pronti entro il 1° trimestre 2018. Rispettare i tempi che ci siamo dati è fondamentale per il progetto».
Nel marzo scorso ha criticato pesantemente i ritardi agli escavi del porto. Come vede oggi la situazione?
«Lo stato attuale dei fondali limita lo sviluppo non solo della Bunge, ma di tutto il porto di Ravenna. Non dobbiamo guardare solo gli altri scali italiani, ma anche quello sloveno di Koper, che ha un pescaggio che permette di far arrivare anche navi da 80mila tonnellate, e i principali porti europei. Con un pescaggio di 10,5 metri non siamo competitivi a livello europeo e quindi globale: perdiamo grandi economie di scala ed opportunità per Ravenna e per la Regione nel complesso ».
Quanto servirebbe?
«Con 12,5 metri iniziamo a essere competitivi».
Di Marco se n’è andato il 2 marzo, ma la situazione è immobile. Cosa suggerisce?
«La mia raccomandazione è quella di avere un progetto vincente ed il team giusto per arrivare gradualmente all’obiettivo e con le giuste sensibilità. Il nuovo presidente dovrà avere il supporto delle istituzioni locali e nazionali ed eccellenti capacità di comunicazione. Abbiamo operatori di grande professionalità e qualità che vogliono fare business e crescere».
Avete deciso di sostenere un’importante realtà sportiva del territorio, la Porto Robur Costa di pallavolo. Perché?
«Bunge Italia ha attraversato negli ultimi anni un piano di rilancio importante. Nella Porto Robur Costa abbiamo visto la stessa filosofia, oltre ad un grande progetto con i giovani che si realizza con un vivaio di oltre 500 ragazzi che dev’essere un punto di partenza per nuovi successi. Avere una città accogliente e con attività sociali, culturali e sportive importanti permette a Bunge ed alle imprese di attrarre talenti e guardare al futuro con grande fiducia».
Christian Fossi
Foto Massimo Fiorentini