Federico Savini
«Il caso Pantani non sarà un film complottista. Non è quello l’intento e, anzi, a stupire sarà proprio la naturalezza con la quale emergono i dubbi sulla vicenda del Pirata non appena se ne conoscono i dettagli». Il regista milanese Domenico Ciolfi, al lavoro da anni con la casa di produzione faentina Mr.Arkadin, ha presentato pubblicamente, a Cesena nei giorni scorsi, il suo progetto sul film Il caso Pantani, che racconterà la vicenda umana, sportiva e giudiziaria del ciclista di Cesenatico. «E’ un progetto a cui lavoriamo da circa un anno e mezzo – spiega Ciolfi -. Con Mr.Arkadin ci occupiamo di pubblicità, serie per bambini, televisione e ancora cinema, con corti e mediometraggi. Questa volta realizzeremo un film lungo pensato per essere distribuito».
Avete stretto numerose collaborazioni per lavorarci?
«Sì, abbiamo avuto grande sostegno della Regione e lavoriamo a stretto contatto con i genitori di Marco e con giornalisti e professionisti che l’hanno conosciuto, come Francesco Ceniti e Davide de Zan, ma anche l’avvocato De Rensis, tutti unici con l’obiettivo di ridare dignità a Pantani».
Cosa racconterà il film?
«Soprattutto gli ultimi anni di Pantani, quelli più tormentati, dalla squalifica per doping a Madonna di Campiglio fino alla morte a Rimini. Mi ha sempre colpito l’amore che lo circonda: è stato un grande campione ma ha vinto meno di altri. L’empatia con il pubblico ha avuto grande importanza nella sua vita, nel bene ovviamente, ma anche nel male, sepcie dopo Madonna di Campiglio, anche la madre dice che Marco, da lì, ha cominciato a morire».
Le riprese?
«Partiranno a fine anno, per arrivare alla primavera. Abbiamo due attori stranieri e alcuni italiani piuttosto noti, oltre a una larga parte di cast e troupe composta da romagnoli».
Ma il caso Pantani è ancora aperto?
«Sostanzialmente sono aperti entrambi. Quello di Madonna di Campiglio lo è a tutti gli effetti, ci sono indagini sulla Camorra e tanti elementi che forniscono spiegazioni precise su quella faccenda. Su Rimini sorprende, più di tutto, il fatto che il caso sia stato chiuso con così tanti dubbi. Ci sono più dubbi che certezze, fatti non considerati nel processo, per questo dico che non faremo un film complottista, non c’è bisogno di fare complotti per constatare queste cose».
Che Pantani racconterete?
«Un Pantani diverso da come fu descritto in quei giorni, dopato e depresso. Viveva un momento durissimo ma tutti lo ricordano con una gran voglia di lottare».