Disturbi alimentari: a Ravenna oltre 120 visite all'anno

Sono oltre 120, ogni anno, le prime visite del servizio multidisciplinare per disturbi alimentari dell'Ausl di Ravenna. Di queste, circa il 30% sono di minorenni, ed i picchi di maggiore incidenza sono compresi nella fascia di età tra i 17 ed i 24 anni. «Negli ultimi tempi - spiega la responsabile Marinella Di Stani - i casi si individuano sempre più precocemente, di conseguenza è diventata indispensabile la collaborazione con i medici di base ed i pediatri di famiglia». I numeri corrispondono alle percentuali nazionali: la prevalenza dell’anoressia nervosa va dallo 0,2% allo 0,8%, mentre quella della bulimia nervosa si attesta sul 3%. Oscillano invece tra il 3,7% e il 6,4% altri disturbi non altrimenti specificati, ovvero quei casi che non rispondono a precisi criteri diagnostici ma che, non per questo, risultano di minore gravità. «L'utenza - sottolinea Di Stani - è principalmente femminile, ma ultimamente anche i maschi iniziano a rivolgersi all’ambulatorio formulando una richiesta di aiuto specialistico. Se, fino a poco tempo fa, la proporzione era 1 maschio ogni 10 femmine, ora il rapporto è di 1 a 9. Nei maschi il disturbo alimentare viene definito 'bigoressia', ovvero un'attenzione ossessiva alla forma fisica e alla muscolatura, ma sono frequenti anche i casi di 'ortoressia', ossia l'ossessione nel perseguire una alimentazione sana e naturale». In generale, l’aumento della richiesta corrisponde ad una maggiore intercettazione del problema anche da parte dei servizi di primo livello. «I casi vengono diagnosticati in anticipo e in maniera più accurata - precisa Di Stani -. Il 30% dei pazienti presenta comobilità psichiatrica, ma queste sono le forme di più difficile risoluzione: concomitanza di depressione, uso di sostanze e disturbi gravi della personalità. In questi casi il lavoro in collaborazione con i servizi territoriali diventa indispensabile, così come è fondamentale il lavoro in team multidisciplinare, anche grazie alla preziosa collaborazione dell'unità operativa della dietologia clinica». Gli interventi, per quanto riguarda i ragazzi in età evolutiva, oltre alla scuola devono coinvolgere l'intera famiglia. «Spesso capita che siano gli insegnanti ad accorgersi dei disagi dei ragazzi ancora prima che lo facciano le famiglie. Per questo è previsto un progetto regionale di prevenzione e formazione che coinvolge sia le scuole medie che le superiori, in stretta collaborazione con il Dipartimento di Sanità pubblica». Secondo gli esperti, riprendersi da questi disturbi è possibile e i tempi vanno da otto mesi a due anni. A guarire è il 60 % dei pazienti, mentre per le forme di malattia di lunga durata il percorso di cura diviene più complesso. «Esistono pazienti gravi, affetti dalla malattia da oltre 15 anni, che possono avere speranze di uscire dalla sintomatologia e migliorare la loro qualità di vita, anche se l'attenzione e la preoccupazione verso il proprio corpo possono perdurare per sempre. Queste persone si sottopongono ad un vero e proprio ' body check' e si scambiano foto e informazioni su come utilizzare meccanismi di compenso anche attraverso Instagram e blog».