Don Gianni (Parrocchia di Ponte Nuovo): "Assistiamo un centinaio di persone"

Sono due anni che don Gianni, originario di Ravenna, 42 anni, è parroco della chiesa di San Severo a Ponte Nuovo, un territorio che raccoglie circa 6.000 abitanti. Il suo arrivo ha portato una ventata di aria fresca e a far diventare la parrocchia a un punto di riferimento non solo per i sacramenti.
Cos'è per lei la parrocchia?
«La parrocchia cerca di essere sia un centro di aggregazione sociale sia di celebrare il mistero della fede e di viverlo con semplicità, anche nelle diverse fasce di età. Le iniziative dell'oratorio sono tutte occasioni di incontro e di fraternità, che devono essere complementari al ritrovarsi nella chiesa. Abbiamo corsi di taglio, cucito, ricamo curate da alcune mamme che si rivolgono sia a bambini che anziani; per l'estate c'è un cre estivo con tornei e giochi che si appoggia al Csi della diocesi. Oltre naturalmente alle attività teatrali. A settembre con la festa della parrocchia festeggeremo anche i 40 anni dalla sua nascita».
Come ha trovato la parrocchia di San Severo?
«Ricca di tante potenzialità come l'associazione Galla e Teo o la compagnia dialettale e il coro San Severo per quanto riguarda le attività di vario genere. Necessitava di essere valorizzata ed io mi sono messo al loro servizio per valorizzarli».
Da chi è composta la sua comunità?
«A Ponte nuovo si fa una grande esperienza: c'è una grandissima presenza di famiglie, è un quartiere popolare con numerosi figli, i genitori con i bambini diventano i volani di traino per nonni e zio. Quindi è una comunità mischiata e variegata, non c'è una fascia di età. Una bella esperienza di popolo, e bisogna rivolgersi sia ai genitori con bambini che ai nonni. É una realtà a livello familiare e trasversale».
Quali sono di servizi di assistenza che svolge la parrocchia?
«Tutti i sabati cerchiamo di dare una mano alle famiglie in difficoltà, segnalate dai servizi sociali, che possono ritirare generi alimentari grazie alla Caritas diocesana. Se no potremmo fornire solo un servizio di ascolto. Si tratta di un centinaio di persone, circa una quarantina di nuclei familiari, di cui quasi la metà sono famiglie italiane. I nostri volontari cercano di garantire, a turno, un sorriso, l'accoglienza, la consegna di cibo o altro. Inoltre la comunità un paio di volte l'anno organizza una cena per raccogliere tra i 2000 e i 3000 euro che vanno ad aiutare queste persone a pagare le bollette o le mense scolastiche dei bambini».
Sono iniziative sufficienti?
«Forniamo un pacco standard, generi alimentari come farina, pasta, latte a lunga conservazione, scatolame di ogni tipo, tonno e fagioli, una volta al mese anche olio. Manca sempre qualcosa purtroppo. In occasione di Natale e Pasqua facciamo delle collette straordinarie per fare in modo che, acacnto al pacco standard, ci siano anche un dolce o un cioccolatino. In queste occasioni i bambini della scuola materna, davanti alla chiesa, gestita dalle suore di Antonio di Sales, portano i loro giochi più belli ad aggiungersi ai pacchi delle famiglie. Punto ad una pedagogia della solidarietà».
Una comunità numerosa quindi?
«Intorno alla parrocchia gravita circa il 10% della popolazione residente, in linea con la popolazione di Ravenna, per la frequenza ai sacramenti, mentre tale cifra raddoppia per l'attività oratoriana. Penso, come papa Francesco a una chiesa missionaria che può arrivare al cuore di chiunque, anche chi non è ancora pronto per quella scelta».