«Le cose stanno andando benissimo, una serie come Coliandro mi da grandi soddisfazioni professionali e arriva a tante persone, ma la cosa più importante è proseguire a piccoli passi, i bagni di popolarità improvvisi spesso si rivelano effimeri. Il mio è prima di tutto un percorso di crescita artistica, pieno di sfide da affrontare». Benedetta Cimatti, attrice faentina 26enne, è stata per sei venerdì sera, su RaiUno, il sovrintendente Buffarini nella quinta stagione de L’ispettore Coliandro, seguitissima serie televisiva scritta da Carlo Lucarelli e diretta dai Manetti bros, con protagonista Gianpaolo Morelli. Sicuramente il ruolo televisivo più importante fin qui per Benedetta, che però è tutt’altro che una novizia e su Coliandro non arriva «catapultata», ma dopo un lungo apprendistato da attrice teatrale e diverse fiction alle spalle, come I fuoriclasse e Un boss in salotto. Ma anche Rex, dove conobbe i Manetti bros. «Ottenni un ruolo nell’ottava serie di Rex – conferma Benedetta -, e devo dire che lavorare con loro fu un primo traguardo professionale. Immagino che abbiano apprezzato il mio lavoro di allora e così, quest’anno, mi hanno voluto per Coliandro».
E in ruolo subito importante, nel cast principale. E’ difficile entrare in una serie già avviata e seguitissima?
«Pensavo proprio di sì, avevo anche un po’ paura, ma l’accoglienza è stata fantastica. C’è stata collaborazione da parte di tutti e lavorare coi Manetti bros, lo confermo, è una grande esperienza. Poi Coliandro l’ho sempre seguito da spettatrice, entrare nel cast fisso è stato un sogno. Si tratta di un trampolino molto importante per me, ma arriva come culmine di un percorso graduale».
Come si arriva in una serie del genere?
«Non credo ci sia una ricetta, ci si arriva in tanti modi. Io ho studiato tanto, anche adesso sono a un seminario teatrale che mi terrà impegnata l’intero week-end. Quando da Faenza sono venuta a Roma per fare l’attrice ho dovuto fare dei sacrifici per pagarmi l’Accademia e i seminari, quindi sono contenta del mio percorso. Nulla è piovuto dal cielo, mi sono messa in gioco in tanti campi e penso che queste esperienze mi abbiano consolidato come artista. Evidentemente questo impegno è stato colto da occhi esterni che mi hanno poi permesso di lavorare in tv, anche se il teatro era e resta il mio obiettivo principale. Il primo ruolo televisivo fu nei Fuoriclasse, con la Littizzetto, dove interpretavo una ragazzina di 16 anni, quindi ho dovuto lavorare su me stessa, ripescando gli atteggiamenti di un’adolescente. Amo questo mestiere e spero che la passione e le sfide non mi manchino mai. Le scintille che scoppiano troppo in fretta sono pericolose, sono più importanti la costanza e il consolidamento delle esperienze. Credo sia questo che mi ha fatto arrivare a Coliandro».
Ma il sovrintendente Buffarini ti somiglia?
«Come personaggio in teoria mi è distantissimo, ma ci ho messo qualcosa di mio, anche solo nei gesti e negli atteggiamenti. Per la prima volta ho lavorato con pistole e cose del genere, ho fatto una preparazione specifica per questo. Inoltre un nuovo personaggio fisso in una serie ormai storica è sempre un rischio, ma il mio personaggio sta piacendo molto, non era scontato, e ovviamente ne sono felice».
Le puntate le vedi a casa con un gruppo d’ascolto?
«Sì, gli amici mi piombano a casa e a quel punto non so dove fuggire! (ride, nda). Però la prima puntata di una nuova serie la vedo sempre da sola, è una specie di rituale, sono scaramantica!».
I prossimi impegni?
«Avrò un ruolo anche in Un medico in famiglia, su RaiUno tra qualche mese. In questo momento sto provando uno spettacolo teatrale con Luciano Melchionna. Dopo le soddisfazioni televisive è importante rimettermi in discussione con il teatro».