La prima banale impressione, entrando nella nuova sede della Toro Rosso, è che sia bellissima. Poi, mentre la visita si snoda attraverso i vari locali della factory faentina del team, l’impressione si fa più precisa: la nuova sede è fantastica... Potrà sembrare esagerato, ma la struttura che il team ha inaugurato lo scorso agosto è davvero impressionante, moderna e funzionale, anche se in realtà saranno poi i risultati ottenuti in pista a dire se il team, grazie a questa nuova casa, ha compiuto un ulteriore salto di qualità verso quella top five che pare essere il vero obiettivo 2016 della squadra.
Ma lasciamo perdere, almeno per ora, la parte sportiva della faccenda (primi test in Spagna la prossima settimana…), per concentrare l’attenzione sulla parte tecnica e logistica. Nella nuova sede di via Boaria a Faenza stanno lavorando attualmente quasi 400 persone (solitamente sono circa 300, ma i tempi per la preparazione della vettura sono strettissimi), cui vanno aggiunte un centinaio di unità in Inghilterra, a Bicester, dove la Toro Rosso ha la sua galleria del vento e dove tutti i pezzi vengono inviati per i vari test.
Faenza è invece il posto dove la vettura nasce e viene assemblata, poi smontata e controllata minuziosamente dopo ogni gara, dopo ogni test. È sempre a Faenza dove, grazie alla nuova struttura, lavorano assieme tutte le teste pensanti del team, quelle 70-80 persone tra tecnici e ingegneri (un paio le donne), che sono responsabili della progettazione della macchina che poi vedremo la domenica in gara. Circa la metà di questi tecnici, che il team sta pensando di incrementare ancora come numero, è romagnola, la parte preponderante comunque italiana, il resto inglese. Prevalentemente italiana anche la forza lavoro, operai ad altissima specializzazione, che lavorano sulla vettura, dalla creazione dei pezzi, all’assemblaggio allo smontaggio.
L’unico settore del lavoro in cui sono in maggior numero i tecnici inglesi è quello della realizzazione dei pezzi in carbonio: quella del laminatore è una professionalità che si trova più facilmente in Inghilterra, ed è da lì che arrivano gran parte dei tecnici che se ne occupano.
«Ma è nelle nostre intenzioni - spiega Fabiana Valenti dell’ufficio stampa Toro Rosso - essere sempre più autonomi. Va in questa direzione il progetto “Formula Future” con il quale abbiamo portato dieci ragazzi delle scuole nella factory per un lungo corso di formazione. Quasi tutti ora stanno lavorando per noi. È molto importante per noi creare delle professionalità. Abbiamo anche altri progetti per studenti universitari».
Se mai ci fossero stati dubbi sulla volontà del team di restare a Faenza, la visita a questa stupefacente nuova sede (in alcuni reparti, tra tecnici in camice bianco e stanze a pressione controllata, se ci passate il paragone, sembra di essere in un reparto ospedaliero appena inaugurato) li ha fugati definitivamente. E anche sentire il team principal Franz Tost parlare in un ottimo italiano fa sicuramente un’ottima impressione.
È lui che ci spiega che l’azienda Toro Rosso ha anche un’attenzione speciale per i propri dipendenti.
«Per creare questa sede - spiega - siamo partiti dal concetto base che stava diventando essenziale poter lavorare tutti assieme. Aver riunito i tecnici ci sembra possa dare grande spinta ed efficacia al gruppo. È vero, a volte siamo in tanti e c’è bisogno di spostarsi nella meeting room per parlare con calma, ma di certo questo non è un problema. Crediamo nel nostro progetto, e il nostro progetto è a Faenza».
La galleria del vento resterà però a Bicester, in Inghilterra.
«Sposteremo il simulatore a Faenza, pensiamo che sarà tutto più veloce se lo portiamo qui. Ma la galleria del vento invece resta là. Potrebbe essere possibile spostare anche quella, in effetti, ma abbiamo quasi 100 persone che ci lavorano, con famiglie, coniugi, bambini che vanno a scuola. L’impatto per queste persone sarebbe devastante e non ci pare giusto fare una scelta del genere. Alla Toro Rosso non lavoriamo in questo modo».
Tutto sommato spiace quasi pensare che il lavoro di quasi 500 persone venga poi giudicato in base al risultato che verrà ottenuto dai piloti in gara, ma a prescindere dai piazzamenti si può essere certi che il lavoro che c’è dietro viene svolto con una professionalità eccezionale, in una realtà d’eccezione. Ed è sicuramente bello pensare che questa realtà sia a Faenza.