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Dalla solidarietà al progetto per il campo di Casola

Faenza | 13 Febbraio 2016 Cronaca
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E' passato un anno, era il 25 febbraio 2015, da quando il campo sportivo di Casola «Enea Nannini» è scivolato nel Senio. Un salto di alcune decine di metri che hanno cancellato un fiore all'occhiello del paese collinare. Solo la fortuna ha impedito che il disastro si trasformasse in tragedia. Nessuna persona, infatti, è rimasta interessata dal crollo di quelle centinaia di migliaia di metri cubi di roccia, terra, erba, ferro e lamiere. Dopo dodici mesi l'area è lì. Silenziosamente lasciata a se stessa. Zona interdetta per ragioni di sicurezza che aspetta di conoscere che fine farà.
Difficile, per non dire impossibile, è la concreta ipotesi che possa tornare ad essere sede del campo sportivo. Si aspetta di conoscere la perizia geologica che è stata indetta dal Comune per stabilire, in modo scientifico, cosa e come oggi è quel terrazzo verde sul Senio: attorno alla fine di febbraio potrebbe essere dato l'incarico ufficiale ad uno dei soggetti che si sono accreditati.
Uno dei problemi che si stanno evidenziando riguarda dove poter realizzare la nuova struttura sportiva. Di aree così grandi, a Casola Valsenio, non ce ne sono. C'è chi ipotizza si possa realizzare qualcosa di simile nello sperone posto poco distante dall'attuale campo, c'è chi pensa possa crescere il nuovo «Nannini» in un'area alle porte del paese, lato valle, a destra della provinciale. Di sicuro il nuovo campo non si farà nella zona artigianale come invece qualcuno aveva ipotizzato. Nemmeno sul lato fiume nelle vicinanze del «Cardello»: il veto della Soprintendenza lo impedisce.
Intanto si pensa anche alla progettazione. Questa sarà effettuata grazie ad una convenzione stipulata tra Comune e la facoltà di Architettura dell'università di Ferrara. Infine il capitolo economico. Costruire una struttura nuova necessita di importanti risorse, almeno 1milione di euro. La Regione qualcosa ha stanziato, circa 300/350mila euro già nel 2016. La solidarietà qualcosa sta facendo. Ma il traguardo è assai lontano. (Riccardo Isola)
 
 
 
 
 
 
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