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Venerdì 19 febbraio, alla pizzeria «Il Farro» di Casola Valsenio, l'ultimo racconto di Cristiano Cavina, in collaborazione con Setteserequi

Faenza | 18 Febbraio 2016 Cultura
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Federica Ferruzzi
Nuovo racconto in uscita per Cristiano Cavina, lo scrittore-pizzaiolo che il 19 febbraio, nella pizzeria dello zio Antonio Norrito - «Il Farro» a Casola Valsenio - sarà doppiamente protagonista. L'autore di «Alla Grande» e de «Il paese di Tolintesàc», entrambi pubblicati per la Marcos y Marcos, presenterà l'ultimo lavoro - «La processione del Cristo morto», edizioni Effatà - nell'ambito di una serata organizzata in collaborazione con il nostro settimanale.
Cavina, che succede? Come mai questo lavoro non è stato pubblicato da Marcos?
«Si tratta di un favore che ho fatto ad un amico, che collabora con questa piccola casa editrice di Torino. Diciamo che è stata una digressione, ma rimango fedele alla Marcos. Il racconto è stato pubblicato nell'ambito della collana 'Scrittori di scritture'. Altri autori hanno interpretato a modo loro parti della Bibbia o del Vangelo, io ho realizzato un piccolo lavoro sulla liturgia. Una epica e sgangheratissima processione del Cristo morto, che comprende una statua della beata Vergine indistruttibile, un diluvio e spartiti della banda cittadina che prendono fuoco durante il corteo. Ma questa è la meno...».
Quanto ha influito crescere a Casola Valsenio?
«E' stato fondamentale. Sono cresciuto in modo più selvatico che domestico, ma quello che mi ha segnato maggiormente è stato essere l'educato nella ‘minoranza’ cattolica praticante. Fino a tredici anni io e i miei amici eravamo davvero dei chierichetti in missione per conto di Dio, come i Blues Brothers. Casola era il luogo ideale per le nostre infinite avventure. Il fiume Senio era il Rio delle Amazzoni e i boschi intorno al paese erano le foreste del Libro della Giungla. Non che Casola fosse diverso da altri paesi di collina. Ma per noi era quanto di più magico potesse esistere. Senza contare che era popolata da personaggi che parevano usciti da romanzi, più che dalla realtà».
Qual è il suo rapporto con l'al di là?
«Essendo cresciuto in una famiglia molto credente, credo anche io. O, quantomeno, ci spero. Mi piace pensare che ci sia un posto, dopo la vita, in cui possiamo riposarci per metà giornata e per l’altra metà fare festa tutti insieme. Mi piace l’idea di poter rivedere i miei nonni o gli amici che non ci sono più. E anche personaggi storici che ho sempre sognato di incontrare. Lo so, è infantile, ma io ci credo e ci spero. Tutto qua. Poi, è ovvio, io sono uno di quelli che dovrà scontare un po' di anni in quarantena in Purgatorio, ma magari, visto che ho fatto il chierichetto per anni e anni, potrei usufruire di uno sconto di pena...».
Lei preferisce servire messa o servire le pizze?
«E’ tantissimo tempo che non servo messa. Quindi, a occhio e croce, mi viene meglio fare le pizze. Però mi ricordo ancora tutta la liturgia a memoria. Chissà. Non so cosa preferisco. So che a servire migliaia di messe mi sono divertito moltissimo. Ho visto cose incredibili, da chierichetto, non solo le nostre favolose processioni del Cristo morto che ho descritto nel libro».
Per prenotarsi alla serata del 19 febbraio, che si terrà alla pizzeria Il Farro di via Roma 76/A, è obbligatoria la prenotazione allo 0546/76007 o al 3396659444 . Il costo è di 16 euro a persona per un assaggio di vari tipi di pizza che verranno realizzati con impasti diversi direttamente dall'autore.
 
 
 
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