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«E’ un movimento cooperativo vivace, globalmente cresciuto in questi dieci anni nonostante le difficoltà dovute alla crisi economica». Sintetizza in questo modo il direttore Andrea Pazzi, l’andamento di Confcooperative Ravenna che sfrutta l’occasione del 25° congresso provinciale per tracciare un bilancio degli ultimi dieci anni.
In lieve crescita il numero delle cooperative iscritte, passate dalle 208 del 2006 alle 217 del 2014. «Il dato però è molto più positivo se si considera che abbiamo 60 imprese nuove - continua Pazzi -. Il saldo positivo inferiore è frutto soprattutto di molte fusioni e aggregazioni, mentre qualche piccola impresa ha chiuso in maniera naturale. Fortunatamente i casi di chiusura a causa della crisi sono stati pochi».
Produzione lavoro (77), sociale (50), agroalimentare (48) e cultura (29) sono i settori con più cooperative. Sono esplose le posizioni associative, cresciute dalle 79.222 del 2006 alle 121.628 del 2014. «Qui sta la grande vivacità del movimento, capace di attrarre nuove persone. Le crescite maggiori sono nel credito (Bcc) e nel consumo, ma anche il sociale è cresciuto molto».
Un dato importante è quello degli occupati che sono sostanzialmente stabili: 10.658 nel 2006, 11.458 nel 2010 e 10.668 nel 2014 (36% nell’agroalimentare, il 32% produzione lavoro, il 24% sociali le principali). «A fine 2015 ce ne dovrebbero essere qualche centinaio in più: piccole variazioni sono legate al grande impatto degli stagionali nell’agroalimentare, che dipendono molto dall’andamento delle campagne - puntualizza il direttore -. Possiamo dire che, fondamentalmente, non abbiamo perso occupazione nonostante la crisi abbia fortemente colpito anche il nostro Paese».
In crescita il valore della produzione, passato dai 1,89 miliardi di euro del 2006 agli oltre 2 miliardi del 2014. «Le difficoltà ci sono state e ci sono, ma grossi casi non li abbiamo: abbiamo affrontato le crisi e quasi tutte le imprese si sono rimesse in carreggiata. E’ un buon segnale».
Il 2015 «è andato complessivamente non male e ci aspettiamo che il 2016 possa essere migliore - analizza Pazzi -. Le difficoltà maggiori sono nel facchinaggio, mentre nelle cooperative sociali si sta stabilizzando il sistema dell’accreditamento. L’agricoltura ha avuto luci e ombre: sicuramente Opera è stato l’elemento strategico che ha caratterizzato quest’anno. Sarebbe stato più incisivo se partecipato da tutti, ma la porta è aperta. Spero si mutui questo strumento per altre colture». (c.f.)
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