Presidente Santi: «La Fondazione Cassa di Risparmio di Imola è solida e guarda alla Romagna»
«Imola deve guardare e fare rete anche con la Romagna: non è pensabile avere rapporti esclusivamente con Bologna, non è nella nostra storia e natura. Noi stiamo infatti guardando con grande interesse a quella dimensione. Nel 2015 abbiamo investito 400mila euro per entrare a far parte della Fondazione Irst di Meldola entrando in società col 2% del capitale». Così Sergio Santi, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, entra nel dibattito che già da svariati mesi tiene banco nell’ultimo avamposto romagnolo, seppure già all’interno della città metropolitana del capoluogo di regione. Una posizione logica per chi amministra un ente che ha come territorio di tradizionale radicamento 10 comuni del comprensorio imolese e 9 in provincia di Ravenna (Bagnara, Solarolo, Castel Bolognese, Riolo Terme, Casola Valsenio, Conselice, Massa Lombarda, Sant’Agata e Lugo).
«E’ stato un anno difficile per via delle risorse sempre più difficili da reperire a causa dei tassi bassi, e quindi investimenti che rendono poco, difficoltà del sistema bancario in generale e un aumento delle tasse assurdo e inspiegabile: in cinque anni siamo passati dai 742mila euro del 2011 ai 2,81 milioni abbondanti di quest’anno - spiega il numero uno di Palazzo Sersanti -. Le fondazioni sono enti senza scopo di lucro e quei due milioni di euro in meno non sono soldi che si tolgono ad azionisti, ma alle erogazioni a favore delle città in cui siamo radicati: uno nell’imolese e uno nel ravennate. Nonostante ciò, siamo riusciti a erogare circa la stessa cifra dello scorso anno, 3,8 milioni di euro, anche nel 2015 e per il 2016 prevediamo di erogare circa 3,7 milioni». La Fondazione di Imola è «tra le più solide della regione, insieme a Ravenna e Forlì - continua Santi -, con un patrimonio di 165,8 milioni di euro che gestiamo con grande oculatezza. I beneficiari e partner dell’ente sono le amministrazioni pubbliche, l’Università di Bologna con cui stiamo sviluppando progetti a Imola, l’Ausl, le scuole, la Diocesi, i centri di ricerca e l’associazionismo in generale».
Lo sguardo alla Romagna è confermato anche dalle erogazioni all’associazionismo e allo Ior (l’Istituto oncologico romagnolo), mentre un piccolo rammarico è lo stallo sotto l’ala di Baracca, «dove facevamo più interventi insieme alla Fondazione di Lugo quando le risorse le permettevano di esprimere una maggiore progettualità sociale», e il non essere riuscito «a comunicare bene ad amministrazioni e Diocesi la volontà di aiutare economicamente lavori per abbattere le barriere architettoniche ancora troppo presenti sul nostro territorio».
A metà 2016 (dal 1° giugno), dopo 15 anni, Santi lascerà la guida della Fondazione, ma rimarrà per decreto ministeriale (già emanato, sono quattro in tutta Italia) presidente onorario con la possibilità di ricevere deleghe (anche importanti). «Sarà un cambio all’insegna della continuità - conclude -. A gennaio, quando presenteremo le linee di indirizzo se ne saprà di più».
Il successore sarà probabilmente l’imprenditore imolese Fabio Bacchilega.
Christian Fossi
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