Disabilità, "serve uno sportello unico per il lavoro", la richiesta delle associazioni
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L’anello debole del sistema è la disabilità adulta. E più specificamente il momento nel quale la persona con handicap passa dall’ambiente scolastico al mondo del lavoro, per i più fortunati, o nell’inserimento in un centro o in un percorso socio-riabilitativo. È lì che i genitori perdono certezze e spesso anche supporti, soprattutto in un contesto di crisi come quello attuale nel quale un impiego è un vero e proprio miraggio, anzitutto per le persone con disabilità. Alla vigilia di un'altra Giornata internazionale delle Persone con Disabilità che anche Faenza festeggerà il 3 dicembre (vedi articolo sotto) le associazioni fanno il punto dei progetti avviati e delle difficoltà che ancora permangono per chi vive la realtà dell’handicap. E da Grd, l’associazione Genitori Ragazzi Down (che nel 2013 ha inaugurato la Bottega della Loggetta di piazza Due Giugno gestito da 9 ragazzi con disabilità intellettive) lancia un’idea: «Molti dei nostri problemi sono legati alla burocrazia – spiega Riccardo Casamassima, presidente di Grd -. Per noi sarebbe utilissimo individuare una persona o istituire uno sportello unico per l’handicap in Comune, un luogo che possa cioè smistare, semplificare, facilitare e supportare tutte le realtà o le persone che lavorano per l’autonomia dei nostri ragazzi». L’associazione, che riunisce genitori di una ventina di ragazzi con disabilità intellettive si è già rimboccata le maniche con il progetto Si può fare che ha l’obiettivo di accompagnare i ragazzi verso l’autonomia con educatori e una “palestra” di autonomia come la Bottega della Loggetta ma è difficile che si trasformi in un esperimento duraturo: «Dal punto di vista pedagogico, la Bottega funziona, i ragazzi hanno acquisito autonomia, due stanno avviandosi verso il lavoro anche fuori dalla Bottega, grazie alla rete che abbiamo creato con i produttori locali ma economicamente il negozio è ben lungi dal sostenersi – racconta Casamassima -. Sono arrivati un po’ di contributi da Asp, da privati e da una banca, noi famiglie abbiamo pensato di finanziarlo almeno fino a tutto il 2016 ma non sappiamo quanto riusciremo ad andare avanti». «Dopo aver ottenuto buoni risultati sul piano dell’integrazione, ora il problema per i nostri ragazzi sono l’inclusione e della qualità di vita – aggiunge Franca Montemurro dell’Anffass –: non sempre la diagnosi di disabilità arriva alla nascita, a volte è difficile trovare il servizio che fa al caso del nostro familiare, mentre il lavoro è ormai quasi un miraggio». L’associazione gestisce un laboratorio, Il Faro, offre ai soci (una settantina) corsi di pet-therapy, musicoterapia, laboratori teatrali e cinematografici e da qualche settimana a disposizione dell’Anffas c’è anche un orto sociale, in via Galli. «Le persone si divertono e fanno anche passi avanti, soprattutto chi ha disabilità intellettive – conclude Montemurro -. Ma è il lavoro che ora manca». In più a dicembre potrebbe anche arrivare la stangata del nuovo Isee: «C’è la possibilità che venga preso in esame l’intero reddito della famiglia e che facciano reddito anche gli assegni d’invalidità. Speriamo che Regione e Comune facciano regolamenti che tengano conto delle nostre difficoltà». (Daniela Verlicchi)