Domenico Ghetti, il guardiano della biodiversità
Il guardiano della memoria contadina, il salvatore della biodiversità al tempo di internet, una sorta di Noè contemporaneo in terra faentina ha un nome ed un cognome: Domenico Ghetti. Protagonista di terza generazione di una famiglia contadina delle colline brisighellesi che da quarant’anni coltiva con costanza e dedizione, mai termine calza così a pennello, una passione. Quella di riportare all’attenzione del consumatore varietà e tipologie di frutti lasciati ai margini del processo produttivo e commerciale dall’imprinting industriale. Alberi con frutti dai nomi particolari, assurdi, quasi comici ma fortemente evocativi. Consistenze e sapori da riscoprire e per certi versi inediti per i palati di questo ventunesimo secolo. Un patrimonio di biodiversità che conta oggi, in due ettari di terreno, oltre 300 tipi diversi di piante. Un’arca di sapori, colori e forme che ne fanno un vero e proprio, per non dire unico, museo vivente a cielo aperto.
Cosa significa oggi coltivare questa straordinaria mappa di biodiversità?
«E’ una soddisfazione enorme. E’ il risultato di quarant’anni di certosina ricerca lungo gli Appennini tosco-romagnoli, da Ridracoli fino all’alto imolese. Il salvataggio di una memoria e di una cultura agricola che rischia di sparire per sempre e che fin da bambino ho voluto tentare di salvare».
Come è riuscito ad ottenere questa testimonianza cultural-colturale?
«Con la passione come unica guida. Durante le primavere giro per i crinali alla ricerca di alberi fioriti sia selvatici che domestici. Una volta a casa, grazie alla tecnica antica, quella dell’innesto franco, provo ad impiantare queste tipologie. Grazie a questa commistione di specie e soprattutto al quasi azzerato trattamento di natura chimica e non solo, sono riuscito a mantenere vivo un patrimonio che tra meli, peri, peschi, albicocchi, viti, ciliegi e prugni direi supera le 300 tipologie».
Quali tipologie di frutti ritrovati le danno più soddisfazione?
«Non vorrei se ne avessero a male per cui dico tutti. Ci sono tipologie dai nomi particolari e quasi introvabili che rappresentano un patrimonio ed una testimonianza entusiasmante del fare agricoltura oggi. Tra gli altri potrei citare la pesca dei santi, le pere Mora, Scipiona, Spadona, la Sant’Anna, la mela Gelata quella ubriacona fino ad arrivare alla cromatica pesca sanguinella».
Cosa non è ancora riuscito a fare sulla tutela della biodiversità?
«Beh, sicuramente direi la didattica. Riuscire ad insegnare e a dimostrare alle giovani generazioni come i nostri nonni riuscivamo a mangiare frutta di tutti i mesi dell’anno recandosi nel campo e non aprendo un frigorifero è una cosa che non sono riuscito ancora a fare. Soprattutto per questione di tempo».
Riccardo Isola - Foto Raffaele Tassinari
INFORMAZIONI
Azienda a conduzione famigliare, 60 ettari di cui 2 a frutti ritrovati. Dove si trova: via Ceparano 25, Marzeno, Brisighella. Dove acquistare: vendita diretta, sagre, mercato contadino e in azienda. Contatto: 0546/40200.