Volley Superlega, la Consar mette i suoi giovani in vetrina: assalto ai playoff con la "linea verde"
Marco Ortolani
«I bravi ragazzi sono utili per far sposare le figlie». L’autore del brillante aforisma è uno storico allenatore di calcio che preferiva atleti in possesso di tutto l’armamentario di malizie, in grado di cavarsela se la contesa sportiva assumeva toni da saloon. A Ravenna, per consolidata tradizione degli ultimi anni, gente da saloon non ce n’è, con la sola, evidente, eccezione di Santiago Orduna, che però, sabato, da ex, se ne è rimasto inaspettatamente lontano dal fuoco. Il pirotecnico ed emozionante finale di Ravenna-Monza ha messo in evidenza i due profili di squadra. I brianzoli accesi agonisti (gli scatenati Louati, Dzavoronok, Beretta e Yosifov a tirare il gruppo), con frequenti deragliamenti nella provocazione, bersagli di cartellini gialli (peraltro pochi); i ravennati concentrati sull’aspetto tecnico e votati a non cadere nei tranelli verbali. Il che non vuol dire mancare di personalità, perché per confezionare quella rimonta del quarto set (da 13-20) in una partita-chiave della stagione, qualcosa nel cuore e qualcosa in altre parti segrete del corpo è stato necessario dimostrare di averlo. A fine partita monzesi imbufaliti, perché la sconfitta è giunta nel modo più crudele: rimonta, avversari-ragazzini, errori banali, arbitri non convincenti, orgogli feriti di ex. Fabio Soli censura i suoi giocatori («si sono comportati male»), ma è durissimo verso il suo ex direttore generale, con il quale l’amicizia non vive i momenti migliori: «I ragazzi sono ragazzi, gli adulti non possono comportarsi così», con riferimento ad un gesto da bar di Caracas di Bonitta nel saluto di fine partita. Bonitta non replica, poi l’evidenza delle immagini, in tarda serata, ha costretto la società a scuse pubbliche. Il pubblico di Ravenna sfolla divertito e si lustra gli occhi davanti ai ragazzini che fecero l’impresa. In campo, per i punti della rimonta, Bonitta - aveva finalmente dimostrato di fidarsi del doppio cambio con il serbo Batak (classe 2000) e il toscano Stefani (2001) in diagonale, aggiunti al veneto Cortesia e al calabrese Lavia (entrambi classe 1999) e al bulgaro Grozdanov (1998). Cinque Under22 con i soli Ter Horst e Kovacevic nell’età della maturità sportiva. Cinque bravi ragazzi, buoni per i cuori delle ragazze e la benevolenza dei genitori, ma maturati così in fretta da saper vincere anche le partite da saloon contro fior di avversari. Batak, su uno dei set ball annullati, ha entusiasmato la platea con un palleggio rovesciato di 20 metri che, ai più anziani, ha ricordato le giocate tipiche di Fabio Vullo. L’ennesima pesca efficace di Bonitta sul mercato e l’ennesima valorizzazione dello staff, dell’ambiente e dell’aria pallavolisticamente buona che si respira a Ravenna. Ma stavolta non è solo un «vincere domani». Quest’anno i punti sono 21 (+12 sulla salvezza e in settimana il sigillo può essere arrivato dal match giocato contro Cisterna a giornale chiuso) e la posizione è la sesta. Play off? «No comment», rispondono in società. I bravi ragazzi, però, continuano a fare grandi cose.