Volley Superlega, comincia la volata di novembre: il primo match casalingo della Consar è... in trasferta
Marco Ortolani
Nonostante l’assenza di evidenze che i palasport - peraltro in modalità distanziata, mascherata e blindata - siano stati veicoli di diffusione del contagio, la scure governativa si abbatte sul volley, rimuovendo per decreto quella piccola quota di pubblico che finora aveva potuto accedere alle partite. Il danno è altissimo e di vario genere: si parte dal mancato incasso alla biglietteria (poca roba, visto che Ravenna aveva risposto finora in misura persino inferiore alle scarse capienze concesse), al clima-acquario in cui si disputeranno le partite, alla prolungata impossibilità di esibire marchi e banner pubblicitari per sponsor che cominceranno a considerare altri settori in cui promuoversi, così come un pubblico che ha ormai tolto il volley dalle proprie abitudini domenicali. La pallavolo (lo sport in generale) diviene così fenomeno «carbonaro», senza testimoni diretti, che affiderà la propria esistenza ai resoconti della stampa e alle telecamere: tutte le partite della Consar sono in diretta sul sito della Lega e sulla piattaforma OASport.
La classifica vede al comando la coppia di dominatrici facilmente pronosticabile: Perugia e Civitanova hanno vinto tutte e 7 le partite giocate. Sono distanziate di un punto perché al percorso netto degli umbri si contrappone l’inciampo dei marchigiani, che hanno lasciato un punto a Ravenna, l’unica, pertanto, ad aver portato via qualcosa alle due «regine».
I ravennati stazionano al terzultimo posto, un soffio avanti a Cisterna e Padova. Ma la loro posizione è «dinamica» perché in quattro occasioni su sette la classifica è stata mossa e mai, la truppa di Bonitta, è sembrata arrendevole, nemmeno negli scontri a pronostico chiuso. E il calendario, di qui alla fine del girone di andata, propone gli scontri sulla carta più abbordabili. Domenica si prende nuovamente a prestito l’impianto forlivese dell’Unieuro Arena (meglio noto come Palafiera) per indisponibilità del Pala De Andrè. Un piccolo pellegrinaggio di 30 km per sopperire ad un’impiantistica ravennate che dovrebbe «svoltare» con il nuovo Palasport (anche se parlare adesso di un luogo dove potranno stare seimila persone dà le vertigini), ma che finora ha sempre sofferto il confronto con la più attrezzata Forlì. Si cominciò già dagli Anni Ottanta, quando sia la Teodora (che trovò casa anche nel più piccolo Villa Romiti e a Cesena) che il Porto dovettero emigrare per le partite interne, stanti le prime norme di massima capienza che tagliavano fuori lo storico Costa. Il De Andrè (inaugurato nel 1990) sembrò risolvere il problema, ma le frequenti indisponibilità (per eventi culturali o fieristici) o gli altissimi costi di gestione indussero spesso le squadre ravennati a imboccare la Ravegnana. L’ultimo episodio si ebbe pochi anni fa, con il tentativo di trasformare la squadra da «ravennate» in «romagnola» con casa permanente a Forlì. Ma i forlivesi non si appassionarono e molti ravennati si disamorarono. Il tentativo era nobile, ma non funzionò. Quella di domenica, per ricevere Verona, sarà una semplice e occasionale visita di cortesia.