Violenza, nel Ravennate si estende la refertazione psicologica

Romagna | 23 Novembre 2019 Cronaca
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Dall’inizio di gennaio alla fine di ottobre di quest’anno, 57 donne che erano arrivate nei pronto soccorso di Ravenna, Faenza e Lugo dopo aver subito violenza, hanno scelto di aderire alla refertazione psicologica su un totale di circa 100 pazienti segnalate dagli operatori sanitari. In tutto il 2018 le segnalazioni erano state 122 e le donne refertate, alla fine, 60. A parlare del progetto che ha visto Ravenna fare da pioniera ed apripista per tutta l’Asl Romagna è Rachele Nanni, responsabile del programma aziendale di psicologia: «Ci siamo ispirati, a partire dal 2015, al modello realizzato a Napoli da Elvira Reale. Con il contributo di Linea Rosa, che ha creduto in questo percorso e ci ha spronati ad andare avanti, siamo riusciti a fare in modo che la refertazione sia oggi una procedura aziendale codificata, oltre che una parte qualificante dell’assistenza alla donna vittima di violenza già a partire dal pronto soccorso». In pratica, alla donna che arriva in ospedale, dopo gli accertamenti e l’assistenza d’urgenza viene proposto di incontrare, in un secondo momento, gli psicologi affinché accanto al referto prettamente medico ne venga stilato uno sulle sue condizioni psicologiche: «Si tratta di un passaggio non obbligatorio, al quale la donna accede solo se lo desidera. In ogni caso, è un momento importantissimo per varie ragioni: la refertazione psicologica può essere molto utile in sede giudiziale ma è anche un momento nel quale la donna prende coscienza dei rischi alla quale è sottoposta. In quel tempo lungo dedicato all’ascolto, al quale la donna può essere accompagnata anche dalle operatrici dei centri anti-violenza, ci si sofferma su vissuti, stati emotivi, fattori di rischio. Tutto viene messo nero su bianco e controfirmato dalla donna». Prima che la refertazione abbia inizio, inoltre, alla donna viene spiegato il significato della refertazione e le sue implicazioni: «Noi teniamo molto a tutelare la sua libertà di scelta. Se non è pronta, noi le ricordiamo in ogni caso che potrà avvalersi del sostegno dei centri antiviolenza e dei consultori». Dal 2018, quando il progetto è stato acquisito a livello di Asl Romagna, la refertazione funziona anche grazie alla rete che è stata messa in piedi: «Oltre all’ospedale, i centri anti-violenza, le procure, le forze di polizia, i consultori. Senza una sinergia efficace tra tutti gli attori, non sarebbe possibile fare un buon lavoro come quello che stiamo per fortuna facendo». (s.manz.)
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