Vaccini, il coordinatore della cabina di regia Taglioni: "La macchina è a regime, 780 dosi al giorno"

Romagna | 16 Gennaio 2021 Cronaca
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Silvia Manzani
«Dal 10 gennaio la macchina organizzativa è a regime, complessa ma ben funzionante. Sono contento di come stanno andando le cose, anche perché in provincia di Ravenna abbiamo vaccinato oltre 6mila persone». Mauro Taglioni, dirigente infermieristico dell’Asl Romagna (nella foto al centro), è il coordinatore della cabina di regia della campagna vaccinale anti-Covid. Da quando la campagna è cominciata, ogni giorno i vaccinati sono oscillati tra i 420 e i 780, con circa 72 accessi all’ora.
Dottore, come sta andando al Pala De André?
«Direi bene, anche se è tutto molto impegnativo. Siamo a disposizione dieci ore al giorno, dal lunedì alla domenica. Le persone che devono vaccinarsi passano prima dall’accettazione amministrativa, poi dalle postazioni per la firma del consenso medico, infine arrivano alle linee vaccinali, che sono sei. Quando escono, hanno già l’appuntamento per la seconda dose e il certificato vaccinale caricato sul fascicolo elettronico o stampato. Il flusso è continuo, il lavoro anche».
Che tempistiche avete raggiunto, dopo il rodaggio iniziale?
«All’inizio ci sono state attese che hanno superato le due ore, al momento invece non si aspetta più di un’ora e dieci, considerati anche la burocrazia e i quindici minuti post-vaccinali. È stressante ma l’accelerazione era un dovere, la condivido sia dal punto di vista medico che deontologico. Siamo in attesa di capire quali saranno le prossime categorie aventi diritto. Nel frattempo, tra coloro che possono vaccinarsi adesso l’adesione è medio-alta. Da come procederà il livello di partecipazione, capiremo anche quando concluderemo la prima parte della campagna».
Ricevete richieste da chi, al momento, non ha accesso alla vaccinazione?
«Ci stanno contattando i medici degli studi privati ma dobbiamo attendere le nuove indicazioni. Per il momento accogliamo il personale sanitario dell’azienda, gli amministrativi che hanno contatti stretti con medici e infermieri perché lavorano in ospedale, così come gli operatori delle strutture private accreditate, delle strutture per anziani, i pediatri di libera scelta, i medici di medicina generale, i farmacisti e gli odontoiatri. Siamo molto precisi nell’individuare eventuali “infiltrati”: grazie al lavoro di filtro e al personale della Protezione civile che ci è stato fornito per gestire gli ingressi, ci è capitato di dover fermare qualche persona che ha raccontato di essere in cerca del drive-through per i tamponi, che è poco distante. Siamo anche attenti a non fare entrare amici, familiari, accompagnatori: possono stare al caldo, al pian terreno. Ma non possono accedere al percorso».
È possibile continuare a immaginare il Pala De André come l’unico punto vaccinale della provincia?
«Per il momento sì perché le vaccinazioni sono aperte a una particolare categoria. Gli stessi dipendenti di Cra, Rsa e case famiglia per anziani non hanno grossi problemi a raggiungerci, anche se siamo consapevoli che stiamo chiedendo loro un sacrificio. Nel momento in cui la vaccinazione verrà estesa ad altre fasce della popolazione non sarà pensabile centralizzare tutto qui. Sono valutazioni in corso e non abbiamo ancora certezze. Certo è che bisognerà cambiare l’assetto organizzativo, se non altro perché i numeri andranno a crescere in modo esponenziale».
Finora, a livello di reazioni, come è andata?
«Bene. Per quanto pronti a ogni eventualità, non ci sono stati problemi particolari, se si escludono le lipotimie legate più che altro all’ansia e alla paura dell’iniezione. Disponiamo di un ambulanza in loco, con personale infermieristico, autista e soccorritore in caso di emergenza. Finora non abbiamo riscontrato reazioni avverse, anche se siamo molto attenti alla valutazione clinica delle persone. Alcuni sono stati rimandati perché nella loro storia avevano presentato effetti collaterali ad altre vaccinazioni. Insieme a Raffaella Angelini dell’Igiene pubblica, altro coordinatore della cabina di regia,  è in corso un ragionamento in proposito: queste persone potrebbero essere vaccinate in ambiente protetto, come l’ospedale, dove gli allergologi potrebbero valutare meglio rischi e benefici della vaccinazione». 
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