Traversara, De Benedictis: «L’emergenza è anche psicologica, ma il paese cerca di rinascere»
Federico Savini
«La cosa più importante di tutte, in questa fase, è che la popolazione non si senta abbandonata. Per lo meno per quanto è in nostro potere. I lavori devono essere fatti ma sappiamo tutti che occorrerà tempo. E il clima, ahimé, non lo decidiamo noi. Certamente il susseguirsi di allarmi sta mettendo alla prova tutti, sia chi aiuta che, ovviamente, chi subisce i danni, ma vedo tanta voglia di rialzarsi. È quella che dobbiamo tener viva, specie ora che le forze esterne sono andate via e che arriva l’inverno». Lorenzo De Benedictis nei giorni dell’alluvione di settembre si è rivelato, per il territorio di Bagnacavallo, una delle figure di riferimento non solo sul campo ma anche sui social, dove tiene informate tante persone. D’altra parte, il suo è per lo meno un doppio ruolo, essendo da qualche anno un volontario del nucleo locale della Protezione Civile e da qualche mese il Presidente del Consiglio Comunale di Bagnacavallo. Con un’agenda che chiaramente si è molto intensificata dopo gli ultimi eventi alluvionali.
«Da qualche settimana, la mia routine è svegliarmi la mattina e andare subito sul campo, che può essere Traversara ma anche Villanova, Glorie o Boncellino, e capire fin dalle prime ore cosa servirà per la giornata - racconta Lorenzo De Benedictis -. Rispetto al maggio 2023 siamo un po’ più preparati, abbiamo già visto in che ordine si susseguono i problemi e conosciamo le necessità primarie. Nello stesso tempo, questi eventi non si ripetono mai esattamente uguali».
Il compito più importante dei volontari della Protezione Civile in questo momento qual è?
«Specificando che i corpi professionali lavorano agli argini e fanno operazioni più tecniche, noi volontari dei Comuni dobbiamo soprattutto incontrare le persone, che hanno bisogno di risposte. L’argine non verrà ricostruito in pochi giorni, questo lo sanno tutti e l’abbiamo purtroppo visto la settimana scorsa. È importante assistere e distribuire beni di prima necessità; aiuta ad abbattere la barriera ella diffidenza».
La gestione degli aiuti?
«È complessa, in particolare a Traversara dove c’è più bisogno, ma anche più difficoltà ad accedere. Tra i miei compiti c’è anche quello di coordinare gli aiuti. Da una parte ci sono tecnici e operai di ditte che lavorano all’argine, e giustamente devono e vogliono farlo in sicurezza, e dall’altra parenti degli alluvionati e ‘angeli del fango’ che altrettanto giustamente vogliono dare una mano, ma non lo si può fare senza coordinamento, in una zona complicata e almeno un po’ pericolosa come Traversara. Anche far comprendere alle persone l’importanza dei temi della sicurezza sui cantieri e della responsabilità è un nostro impegno. In generale, l’assistenza psicologica è importantissima. Non meno della distribuzione delle derrate alimentari e dei prodotti per la pulizia, da Villanova a Boncellino, insieme a informazioni di servizio sui presidi medici, i rifiuti e quant’altro».
Il clima che ci mette sempre in allerta meteo certo non aiuta…
«Si vive alla giornata, per forza di cose, e questo dipende proprio dal clima. Bisogna poi che non calino troppo gli aiuti. In parte è fisiologico ed io, per esempio, mi sono assentato dal lavoro per 15 giorni. Ma bisogna continuare a presidiare le zone più colpite».
Quanti volontari si sono attivati a Bagnacavallo?
«Come nucleo della Protezione Civile siamo una trentina, ma se contiamo anche gli ‘angeli del fango’ e i singoli siamo arrivati anche a 2/3000 persone, con picchi di mille in una sola giornata nel primo weekend. Segnalo in particolare il grande apporto dei tifosi del Bagnacavallo calcio, venuti in bicicletta a dare una mano».
Rispetto all’anno scorso vedi più rabbia e scoramento?
«Vedo più umanità che rabbia, questo è un bene. Ad esempio una signora, che è stata alluvionata per la terza volta e secondo me aveva tutto il diritto di sfogarsi, ha detto di fronte a me una frase che mi è rimasta impressa: “C’è chi sta peggio”. Se lo dice lei, beh, mi sta davvero dimostrando una gran forza. Adesso io vedo soprattutto voglia di rialzarsi, ma, come dicevo, è il senso di abbandono che potrebbe trasformare tutto in rabbia. Dobbiamo adoperarci per evitarlo. Ora c’è tanta voglia di aiutarsi tra vicini, ho visto molti giovani ex residenti che sono tornati ad aiutare gli amici e i vecchi vicini di casa. C’è fiducia, proveremo a rilanciare Traversara. Lo dico anche da consigliere comunale».
I tempi?
«Le richieste di un’accelerazione sui lavori per la messa in sicurezza dell’argine sono ovviamente del tutto comprensibili. Ma qui nel territorio di Bagnacavallo abbiamo già avuto l’esperienza di Boncellino, dove l’argine fu ricostruito in velocità ma poi cedette nuovamente. Bisogna tenere conto anche del fatto che l’argine sinistro del Lamone, nell’alluvione di settembre, aveva svagliato in vari punti, per ore e per chilometri, prima di rompere a Traversara, in un momento in cui pareva che il peggio potesse essere passato, come del resto è accaduto anche a Cotignola con il Senio. Per fare una solida riparazione occorre tempo. Quello che vogliamo sono garanzie di lungo periodo, è questo l’obiettivo».
Le donazioni proseguono?
«Sì, sono fondamentali per i bisogni urgenti. Per i territori di Boncellino, Traversara e Villanova c’è una specifica raccolta fondi, dedicata a famiglie e piccole attività colpite. Si può fare un bonifico all’Iban IT80Z0627013199T20990000280, intestato al Comune con la causale “Raccolta fondi emergenza alluvioni Bagnacavallo”. La distribuzione degli aiuti cerchiamo di farla nel modo più democratico possibile. Nessuno deve rimanere indietro».
Tecnicamente la fase emergenziale è finita, ma ovviamente. e specialmente a Traversara, la situazione è tutt’altro che normalizzata. Come si progetta il futuro?
«Bagnacavallo, da sola, non si salva. I fondi devono arrivare da organismi di livello più alto. In effetti noi ora affrontiamo ancora delle emergenze. Manca il gas in una parte di Traversara, distribuiamo forni a microonde a chi ha perso la cucina e non sono pochi, perché al di là dell acqua della settimana scorsa e della ventina di abitazioni crollate o destinate all’abbattimento, il metro d’acqua che è arrivato in tante case ne ha compromesso non solo il mobilio, ma anche una parte dell’impiantistica, visto che tipicamente ce l’abbiamo al piano terra. Servono strumenti della vita quotidiana e deumidificatori, per sanificare il più possibile gli ambienti. Se non altro l’acqua di venti giorni fa è defluita velocemente, impregnando meno i muri rispetto all’anno scorso. Ma se si vuole evitare l’abbandono delle case, che è l’obiettivo di tutti, non possiamo ancora abbassare il livello dell’assistenza».