Sostegno vacante nel ravennate, i presidi chiamano insegnanti senza titolo
«Quest’anno, tra la primaria e la secondaria di primo grado, sul sostegno abbiamo solo un posto di ruolo. Sulle altre sei situazioni, in cinque casi abbiamo dovuto attingere alle Mad». Paolo Taroni, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Cotignola, è uno dei diretti testimoni dell’intensificazione del ricorso alla cosiddetta «messa a disposizione», la modalità per cui, in assenza di docenti specializzati, si chiamano persone senza titolo che si sono autocandidate, rendendosi disponibili a incarichi di docenza.
«DISAGI IMPORTANTI»
«Questo è il mio primo anno a Cotignola e non ho modo di fare confronti - spiega il preside - ma ho l’impressione che il fenomeno sia forte e la situazione parecchio grave. La mia segreteria, per fortuna, ha lavorato velocemente e dopo una settimana dall’inizio della scuola è riuscita a sistemare le cose. Ciò non significa che non ci siano stati disagi: gli alunni con disabilità sono stati seguiti dagli insegnanti di classe o da quelli di potenziamento. In altri casi più gravi i genitori hanno preferito, per i primi giorni, un orario ridotto per i propri figli». Il problema, ad ogni modo, resta: «È chiaro che chi non è formato sul sostegno manca di competenze anche elementari. Spesso, per esempio, non si sa che il sostegno si applica sull’intera classe e non sul singolo bambino certificato. Poi sono convinto che molto dipenda dalla volontà e dalla sensibilità delle singole persone e può capitare, quindi, di trovare più qualità tra il personale delle Mad che tra il personale specializzato. Il problema, da noi, in fondo non si pone: anche le persone che abbiamo chiamato dalla terza fascia non sono abilitatew».
POCO MEGLIO AL LICEO
Il problema è confermato da Giancarlo Frassineti, che dall’Istituto comprensivo di Mezzano quest’anno è passato a dirigere il Liceo di Lugo: «In generale ci sono pochi insegnanti e ce ne sono pochissimi abilitati al sostegno. Io, essendo alle superiori, vedo numeri più ridotti rispetto ai comprensivi. Quest’anno mi sono ritrovato a dover risolvere dodici situazioni, per la metà delle quali abbiamo dovuto attingere fuori dalle graduatorie. Occorrerebbe personale specializzato, che invece manca. Poi, arrabattandosi, le scuole alla fine si organizzano e provano anche a dare continuità educativa agli studenti certificati. Ma le difficoltà, è innegabile, ci sono».
«ZERO CONTINUITÀ»
A dirlo è anche Maria Saragoni, dirigente dell’Istituto comprensivo «Carchidio-Strocchi» di Faenza, che parla di un peggioramento del problema rispetto agli anni scorsi: «L’unica fortuna, se così possiamo chiamarla, è che le quattro insegnanti che abbiamo chiamato dalle Mad in settembre sono ragazze da poco laureate in Scienze della formazione, quindi hanno almeno il titolo per insegnare alla primaria, anche senza specializzazione per il sostegno. La mancanza di un titolo specifico per il sostegno, d’altronde, esiste anche in molti casi chiamati dalle graduatorie». Le conseguenze, per Saragoni, sono principalmente due: «Prima di tutto alle Mad si iscrive chiunque e va fatta una selezione accurata per scegliere le persone più adatte. Secondo, la continuità educativa non viene affatto garantita».
«FORMARE DI PIÙ »
Lo afferma anche Edera Fusconi, dirigente dell’Ic «Cervia 3» e reggente all’Ic «Damiano» di Ravenna: «Siamo davanti al problema della mancanza di personale specializzato, che ci costringe ad andare a chiamare sempre più spesso persone dalle Mad. Bisognerebbe che i corsi post-laurea non fossero a numero chiuso. Ma c’è anche il tema dell’organico di diritto, nel quale questi insegnanti di sostegno non vengono messi, non entrando così mai in ruolo e non dando continuità ai bambini e alle classi che seguono, così come al loro stesso impegno e lavoro».