Preferenze Cookie
Utilizziamo i cookie, inclusi quelli di terze parti, per raccogliere informazioni sull’utilizzo del nostro sito web da parte dei visitatori. I dati personali raccolti sono utilizzati per la personalizzazione degli annunci pubblicitari. I cookie sono utili per garantire agli utenti un'esperienza di navigazione ottimale, per migliorare costantemente il nostro sito e, previo consenso, possono essere utilizzati dai nostri partner per mostrare pubblicità personalizzata mostrando agli utenti offerte adatte ai loro interessi.

Facendo clic sul pulsante "Accetta", acconsenti l’utilizzo di tutti i cookie, compresi quelli utilizzati per la personalizzazione degli annunci pubblicitari in base ai tuoi interessi. Chiudendo questo banner o continuando con i cookie essenziali verranno utilizzati esclusivamente i cookie tecnici e analitici per i quali non è necessario il tuo consenso. In qualsiasi momento puoi revocare il consenso a tutti o alcuni cookie cliccando sul pulsante "Preferenze Cookie", sempre raggiungibile dal footer del sito.

Informazioni più dettagliate sull’utilizzo dei cookie sono disponibili nella nostra privacy & cookie policy.

Simona: "Ho sposato un curdo iracheno ma siamo tornati a Ravenna per la paura"

Romagna | 19 Ottobre 2019 Cronaca
simona-quotho-sposato-un-curdo-iracheno-ma-siamo-tornati-a-ravenna-per-la-pauraquot
«Non riesco davvero a seguire quello che sta accadendo, mi fa troppo male. Do un’occhiata all’evoluzione dei fatti sui social ma cerco di starne il più lontana possibile. Il dolore è grande». Simona Migani, ravennate, ha vissuto a Sulaymanuyya, in Iraq, tra il 2010 e il 2014, dove si è trasferita per seguire il marito Shko Ali, curdo iracheno, e aprire insieme a lui una gelateria italiana diventata poi, prima della chiusura, anche ristorante-pizzeria: «Ho conosciuto mio marito quando è arrivato come profugo a Ravenna, dopo un anno e mezzo di viaggio e io, che lavoravo per la Croce Rossa, quel giorno ero incaricata di portare i viveri in questura. Una storia da libro, come mi dicono in tanti e che ci ha portati poi ad avere due figlie. Quando Shko mi ha proposto di trasferirci nella sua terra, mi sono licenziata e siamo partiti. I primi tempi sono stati bellissimi, mi trovavo davvero bene, l’attività funzionava e non ho avuto difficoltà a inserirmi. Tutto è cambiato con l’avvento dell’Isis, quando ho iniziato ad avere davvero paura». Le immagini che Simona vedeva alla tv, infatti, non lasciavano spazio a dubbi: «Teste decapitate, violenze, torture. La situazione era nera. Ho iniziato allora a soffrire di depressione e ansia, problemi che mi porto ancora dietro oggi, anche se sono tornata a casa. A un certo punto non ce l’ho più fatta, mio marito mi ha riportata indietro insieme alle bambine». Skho Ali, invece, ha scelto di continuare a seguire la gelateria per altri due anni, prima di cessare l’attività: «Oggi è rimasto nel settore del commercio ma riesce a lavorare anche andando e venendo. In Iraq c’è ancora mia suocera, che sono andata a trovare l’ultima volta nel 2016 e che è la maggior fonte di preoccupazione di mio marito. Tutto sommato lui è più sereno di me, è cresciuto in mezzo alla paura e mi dice spesso che quando hai visto certe cose, sei abituato e non hai nulla da temere. Io, invece, da certe scene sono rimasta terrorizzata. Ho visto anche i profughi, eccome se li ho visti. Ho visto pure le guerriere curde, sulle quali una delle mie figlie qualche tempo fa ha fatto anche una tesina a scuola. A volte penso che potrebbero essere le mie figlie, che hanno una forza d’animo pazzesca, che rischiano la vita ogni giorno».
E alla voce di Simona si unisce quella del marito: «C’è solo da piangere, non ci lasciano in pace. E tutto questo sta avvendendo nell’indifferenza dell’Europa, che in televisione mostra solo una parte di quello che sta succedendo. Io li vedo, sulla Cnn e su Al Jazeera, quanti bambini stanno morendo ma le persone che non hanno niente, come i curdi che sono in Siria, gente come me, non interessano a nessuno. Io sono arrivato a Ravenna per vivere tranquillo. Poi sono tornato in Iraq quando la situazione sembrava calma. Ora c’è mia madre, là: è sola, sta male. Cercherò di portarla in Italia, almeno per un po’». (s.manz.)
 
Compila questo modulo per scrivere un commento
Nome:
Commento:
Settesere Community
Abbonati on-line
al settimanale Setteserequi!

SCOPRI COME
Scarica la nostra App!
Scarica la nostra APP
Follow Us
Facebook
Instagram
Youtube
Appuntamenti
Buon Appetito
Progetto intimo
FuoriClasse
Centenari
Mappamondo
Lab 25
Fata Storia
Blog Settesere
Logo Settesere
Facebook  Twitter   Youtube
Redazione di Faenza

Via Severoli, 16 A
Tel. +39 0546/20535
E-mail: direttore@settesere.it
Privacy & Cookie Policy - Preferenze Cookie
Redazione di Ravenna

via Arcivescovo Gerberto 17
Tel 0544/1880790
E-mail direttore@settesere.it

Pubblicità

Per la pubblicità su SettesereQui e Settesere.it potete rivolgervi a: Media Romagna
Ravenna - tel. 0544/1880790
Faenza - tel. 0546/20535
E-mail: pubblicita@settesere.it

Credits TITANKA! Spa
Setteserequi è una testata registrata presso il Tribunale di Ravenna al n.457 del 03/10/1964 - Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione:
23201- Direttore responsabile Manuel Poletti - Editore “Media Romagna” cooperativa di giornalisti con sede a Ravenna, Arcivescovo Gerberto 17.
La testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs. 70/2017 (ex L. 250/90).
Contributi incassati

settesere it notizie-romagna-simona-ho-sposato-un-curdo-iracheno-ma-siamo-tornati-a-ravenna-per-la-paura-n21958 003
Licenza contenuti Tutti i contenuti del sito sono disponibili in licenza Creative Commons Attribuzione
Loading...
pageview