Russi, San Giacomo verso il museo della pianura

Federico Savini
A fine febbraio di quest’anno è stata presentata ufficialmente, al teatro Comunale di Russi, la prima ipotesi di ristrutturazione di Palazzo San Giacomo con anneso progetto del parco delle energie rinnovabili legato alla centrale a biomasse PowerCrop, che finanzierà l’operazione. La cosa naturalmente ha fatto discutere, tanto più che si era prossimi alla campagna elettorale. Ora che una nuova amministrazione si è insediata a Russi, è partito in città il dibattito sulla concreta destinazione degli spazi del palazzo, che questa volta si intende recuperare davvero, con la suggestione di farne un «Museo della Pianura».
Durante la Fira di Sett Dulur, il sindaco Valentina Palli ha presentato alla cittadinanza il primo «Quaderno» relativo al progetto sul palazzo, nel quale si ribadisce l’avvio del cantiere che porterà all’apertura al pubblico nel 2020 e si presenta con un certo grado di dettaglio la proposta sul futuro di una struttura che - per la dimensione, i costi e la posizione decentrata in cui gli stessi conti Rasponi l’avevano voluta - una volta recuperata dovrà per forza essere sede di un progetto attrattivo di per sé, proprio per giustificare l’investimento. Un progetto che potrebbe - questo è l’auspicio, se ne discuterà molto - sbilanciare il peso della città dei Farini sulla mappatura turistica della Romagna. E forse della Regione.
IL QUADERNO
Curato da Daniele Jalla, storico e curatore museale torinese, con tanti contributi di pregio (di architetti, storici ma anche esperti d’arte, di cinema e d’altro), il Quaderno si apre ricapitolando la storia del palazzo. Limitandoci a quella novecentesca: demolizione dello scalone monumentale nel 1904, acquisto del Comune dalla Diocesi nel ’74 e primi restauri fino agli anni ’90, per garantirne la stabilità. Da lì in poi, il palazzo è stato oggetto di visite guidate a cura della ProLoco e oggi il finanziamento di PowerCrop prelude a un progetto di recupero complessivo. Il Quaderno illustra poi il recupero strutturale, che sostanzialmente significa: restauro completo del pian terreno, nuova struttura esterna per un collegamento con il piano nobile (con possibilità di visitarlo agevolmente e aprire all’eventualità che qualche privato, in futuro, voglia finanziarne il recupero), creazione di un attiguo parco sulle energie rinnovabili.
L’ipotesi di convertire le sale del pian terreno del palazzo «ad uso culturale» è quella che meglio tiene conto, secondo Jalla, delle complessità rappresentate dall’investimento per il restauro e dalla posizione decentrata, dunque non attrattiva di per sé. E il progetto è quello di un «Museo della Pianura», con riferimento esplicito alla Pianura Padana, grande territorio del quale Palazzo San Giacomo si troverebbe ad essere, all’improvviso, un riferimento imprescindibile. Il curatore afferma che, anzitutto, questo museo coprirebbe «un vuoto» (non esiste un altro museo dedicato alla Pianura Padana) e il progetto andrebbe sviluppato necessariamente per gradi, condividendolo con la popolazione e divulgandolo a possibili investitori, tenendo conto della polifunzionalità di un luogo che potrebbe ospitare anche il centro visite del parco della centrale a biomasse (questo con grande probabilità), un ristorante di qualità, incubatori d’impresa e altre attività.
IL PROGETTO MUSEALE
Il museo avrebbe, nel tratteggio che ne fornisce Daniele Jalla, caratteristiche profondamente multimediali, che tengono conto anzitutto della campagna esterna al palazzo, e un innovativo «centro di interpretazione» al piano terra. Il curatore entra nello specifico: nella prima sala del pian terreno l’oggetto espositivo sarà la storia di Russi, con plastico e proiezione zenitale; nella seconda sarà «simulato un volo sulla Pianura Padana», con un tamburo rialzato centrale e una proiezione a pavimento; nella terza sulle pareti sarà proiettata l’evoluzione geologica della pianura; nella quarta l’illustrazione verterà sulla «domesticazione della pianura da parte dell’uomo»; nella quinta saranno evidenziati e discussi una serie di messaggi sul tema della pianura.
Il volume ipotizza poi un canovaccio di programmazione di mostre al piano nobile, realisticamente tre di un certo peso ogni anno, di tema attinente alla pianura, da maggio a settembre, con la possibilità di organizzarne due d’arte, magari imperniate sulla fotografia, senza contare eventi di carattere più sporadico dedicati all’ampio bacino anche culturale della Pianura Padana (ecco perché il volume contiene saggi di carattere storico-artistico).
Naturalmente il dato della «condivisione del progetto in progress con la cittadinanza» viene ribadito a più riprese all’interno del Quaderno, che si configura così come uno spunto finalmente concreto per impostare una discussione cittadina sul futuro del Palazzo.