Romagna, scuole, viaggio tra gli istituti al primo giorno di scuola

Romagna | 17 Settembre 2021 Cronaca
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Federica Ferruzzi - «Classi pollaio» ancora fortemente presenti e novità dell’ultima ora ancora da digerire: la scuola, al primo giorno, si presenta con non poche incognite, come spiegano gli insegnanti di alcuni plessi della provincia. 

«TROPPE CLASSI POLLAIO»
Per Marta Chiocci, insegnante al liceo scientifico di Ravenna, «la mattina del 13 settembre è andata come gli altri “primi giorni” in epoca Covid, segnati dalle novità dell’ultima ora: quest’anno è toccato all’inserimento dell’obbligo di possesso di green pass per chiunque metta piede nella scuola. Questo ha portato a riconsiderare l’organizzazione del controllo della certificazione in modo nuovo e le complicazioni hanno toccato tutti. Per fare un esempio, abbiamo dovuto rifiutare l’ingresso ad addetti che dovevano ricaricare le macchinette delle merende, in quanto sprovvisti di certificazione. Ma le difficoltà che si sono accumulate sono state diverse, in quanto in una scuola superiore, nel periodo estivo, si fa fronte ad una mole di lavoro enorme: ci sono i ragazzi che devono riparare il debito entro il 31 agosto ma che hanno contratto il Covid o che sono in quarantena e che quindi vedono procrastinata la loro situazione e questo incide, ad esempio,  sull’effettiva realizzazione delle classi. In epoca Covid provvedere alla ristrutturazione del gruppo classe significa molte cose, ad esempio cambiare le aule, tanto per dirne una. La nostra realtà, tra sede e succursale, deve far fronte alla totale mancanza di spazi e non si sa dove far stare i ragazzi che non fanno religione ma che scelgono comunque di rimanere all’interno della scuola. Ci sono problemi tecnici legati al rispetto delle norme anti-Covid che impongono un lavoro di organizzazione interna molto gravoso».  
E rispetto all’anno scorso la situazione è identica. «Non  è cambiato nulla: le “classi pollaio” continuano ad esistere, si è solo detto che, qualora non si riesca a rispettare il metro di distanza, si dovranno osservare ancora più scrupolosamente le regole, cosa che peraltro facevamo già. Come liceo abbiamo studenti e studentesse molto responsabili, non abbiamo mai avuto problemi nel far rispettare regole, ma sono giovani, si rivedono dopo anni difficili ed è normale che si formino capannelli. Detto questo, è bellissimo tornare in presenza, tutti insieme ed in classe, consapevoli che se questa continuerà ad essere la normalita dipenderà molto anche da noi». Ma cosa si è fatto in questi primi giorni? «Insieme ai ragazzi abbiamo riflettuto sull’emergenza a cui ci troviamo di fronte e li abbiamo ascoltati su quelli che sono i loro desideri. Ci siamo resi conto che, soprattutto i più piccoli, i ragazzi di prima e seconda,  hanno bisogno di un passo diverso da quello a cui eravamo abituati». Un ascolto per nulla scontato che Chiocci spiega essere sia un’indicazione della nuova dirigente «sia una modalità a cui siamo abituati da tempo: come continuano a ripetere gli esperti dell’età evolutiva, occorre essere aperti all’ascolto e avere atteggiamenti diversi da quelli che adottavamo negli anni pre-Covid. Da parte nostra non ci illudiamo di certo, ma è bello pensare che quello che ci aspetta possa essere un anno diverso. Non deve venire meno la fiducia nel fatto che, visto lo sforzo fatto, anche in termini di  campagna vaccinale, questo possa essere l’anno della ripresa in normalità. I ragazzi e le ragazze sono addirittura più propositivi di noi, capiscono l’eccezionalita della situazione e si impegnano per fare la propria parte in modo da far passare il prima possibile la situazione». 

«INSEGNANTI SUI BANCHI»
Per 31 anni Delia Bellosi è stata insegnante all’istituto Bucci di Faenza e nei giorni scorsi è passata da scuola per rivedere ex studenti e colleghi. «Uno dei problemi principali è che, alla luce delle regole anti-Covid, in molte classi non si riesce a posizionare la cattedra a due metri di distanza dal primo banco. Si stanno cercando soluzioni, ma al momento anche l’insegnante dovrà sedere dietro ad un banco, con tutto il disagio del caso». 
Come sottolineato dalla collega di Ravenna, anche per Bellosi «le “classi pollaio” ci sono ancora: esistono prime da 30 ragazzi e le aule, rispetto agli anni scorsi, sono sempre le stesse.  Visto che le norme non sono stringenti, ma fortemente consigliate, un po’ di buon senso potrebbe aiutare, ma non mi fraintenda: la dirigente scolastica, da questo punto di vista, è molto rigida e fa in modo che tutti osservino le regole in maniera ferrea. Nonostante questo, però, ho sperimentato che ammalarsi non è difficile: l’anno scorso la scuola era pulita meglio della mia cucina, ma nonostante questo a novembre mi sono contagiata. Avevo una sorta di recinto segnato per terra da cui non sono mai uscita,  ritiravo i compiti con i guanti e li lasciavo decantare,  avevo la mascherina sempre indossata e le distanze rispettate. Nonostante tutto, nonostante io sia stata molto attenta e scrupolosa, me lo sono presa». Del resto, come osserva Bellosi, che è entrata nel mondo della scuola il primo ottobre del ‘78, «la scuola è un luogo molto sicuro al suo interno, ma fuori i ragazzi stanno assembrati e senza mascherina. Ricordo che l’anno scorso, prima di entrare, alcuni si passavano la sigaretta e addirittura il chupa chups».

 «CLASSI DA 30, E’ DIFFICILE »
Giordano Dalmonte insegna da quasi vent’anni al Ricci Curbastro di Lugo e racconta una situazione non dissimile da quella delle colleghe. «Personalmente ho una classe da 30, due da 27, e anche quelle dei colleghi non credo siano molto diverse. Le aule, per fortuna, sono spaziose, ma malgrado le promesse dal precedente ministro di ridurre il numero di studenti per classe la situazione è la stessa da anni. In questo modo ne va della didatica e gli studenti più deboli ne fanno le spese maggiori. Solo in presenza di handicap i numeri scendono, ricordo che diversi anni fa ho avuto una classe con 16 studenti e mi sembrava un paradiso». Guardando all’oggi, Dalmonte prosegue: «Diversamente da anno scorso, però, i ragazzi indossano tutti la mascherina e presumo che diversi siano stati vaccinati, anche se, ovviamente non lo abbiamo chiesto. Fuori da scuola, invece, la situazione non è molto diversa rispetto a quella dei mesi passati».
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