Riolo Terme, una ventina i lupi presenti nella Vena del Gesso
Per fare il punto sulla presenza del lupo nel nostro territorio, è necessario partire da qualche dato. Dato che chiediamo a Carlotta Nucci, giovane ricercatrice che per il Parco della Vena del Gesso sta coordinando un’indagine pluriennale. «Può sembrare strano - ci spiega - ma non abbiamo dati precisi sul territorio regionale o provinciale perché da qualche anno, per motivi economici, sono cessati i relativi censimenti. Noi abbiamo solo alcuni dati inerenti il Parco, precisando che ovviamente i lupi non conoscono confini territoriali, men che meno quelli amministrativi. Sulla Vena del Gesso comunque ci sono 3-4 branchi, ognuno dei quali composto mediamente da 4 o 5 individui».
Quindi una ventina di esemplari al massimo.
«Più o meno. Non posso essere più precisa per tutt’una serie di ragioni: a fine estate, ad esempio, questo numero può crescere anche del 50 per cento per via dei cuccioli, che però entro l’inverno si disperdono; i lupi sono per loro natura molto mobili, spostandosi anche di 40 km al giorno o più: ci risulta il caso di un lupo che ha fatto 90 km in ventiquattr’ore»
Ma voi come li controllate?
Noi facciamo avvistamenti diretti e ci serviamo di foto-trappole. Queste ultime sono comode, senz’altro, però il lupo è un animale sostanzialmente crepuscolare e notturno, quindi le riprese al buio risultano in bianco e nero e non ci consentono di riconoscere i singoli esemplari come, invece, con la visione diretta».
Quanti siete a compiere questa indagine?
«Quattro. Uno si occupa di registrare i dati, gli altri tre fanno il monitoraggio vero e proprio, posizionando e spostando fototrappole, scaricando le immagini e facendo ispezioni sul territorio alla ricerca di orme, escrementi e altri segni di presenza».
E le predazioni a carico di bestiame domestico?
«Ci vengono segnalate da allevatori, da veterinari, forestali o anche dallo stesso Parco».
Ecco, vediamo la situazione da quest’ultimo punto di vista.
«Nel 2017 gli attacchi a pecore sono stati molto pochi, segno che le prede naturali, cioè cinghiali e caprioli, sono abbondanti o perlomeno sufficienti».
Cinghiali e caprioli limitatamente a individui piccoli o malati.
«Certo, perché un cinghiale adulto e in buona forma fisica risulta troppo agguerrito, anche per lupi in branco. Si difende con le zanne in maniera molto efficiente. Anzi, abbiamo documentato il caso inverso, di un branco di cinghiali che è riuscito a predare dei cuccioli di lupo».
Ma cos’altro possono mangiare i lupi?
«Micro mammiferi in genere, occasionalmente anche mammiferi di media taglia, abbiamo documentato la predazione a danno di una volpe, ma fu un caso eccezionale: la volpe era presumibilmente vecchia o ferita o malandata e, anche se può sembrare strano, frutta coltivata o selvatica, soprattutto uva, cachi, bacche di prugnolo e di rosa canina».
Infine, ci dica qualcosa sulla mortalità a danno del lupo stesso.
«Qui da noi c’è un tasso di mortalità abbastanza elevato a carico di piccoli e sub-adulti. Per gli adulti il fattore che incide maggiormente è rappresentato dagli incidenti stradali».