Riolo, centro-visite speleo, bonifica del Re Tiberio e interventi nel Delta  per la Vena del Gesso 

Romagna | 17 Novembre 2019 Cronaca
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Sandro Bassi - Diverse novità riguardano l’immediato futuro del Parco regionale Vena del Gesso romagnola. Vediamo intanto la casa cantoniera di Borgo Rivola, proprio in fregio alla strada ex statale, edificio di pregio tipologico oltre che di collocazione strategica da un punto di vista turistico-divulgativo. 
«Finito il restauro degli esterni – spiega il direttore del Parco, Massimiliano Costa – abbiamo appena iniziato il secondo stralcio dei lavori che riguarderanno l’interno, per il quale è prevista la realizzazione del centro-visite dedicato a speleologia e carsismo». Pannelli didattici, foto, rilievi topografici e reperti illustreranno quindi quella che assieme a flora, fauna e paleontologia è una delle peculiarità del Parco stesso: la presenza di oltre 200 grotte (230 quelle attualmente conosciute, ma le esplorazioni continuano), con tutto il corollario di torrenti sotterranei, erosioni e concrezioni. Preparazione e allestimenti richiederanno circa un anno, per cui è facile che per l’inaugurazione si arrivi al 2021. 
Più problematica la situazione della Tana del Re Tiberio, letteralmente «sotto una spada di Damocle» rappresentata da un macigno pericolante di 3 metri per 2 per altrettanti: «Non è possibile farlo saltare - ancora Costa - perché i detriti precipiterebbero sull’ingresso della grotta e sul sottostante silos della cava, procurando gravi danni; bisognerà metterlo in sicurezza imbrigliandolo alla parete, con un costo che noi come Parco non possiamo sostenere. Abbiamo quindi chiesto alla Regione se è possibile inserirlo nelle bonifiche idrogeologiche del territorio». In caso di risposta positiva è teoricamente ipotizzabile una riapertura della grotta, molto frequentata dal pubblico per i suoi pregi storici, archeologici e botanici, fin dalla prossima stagione primaverile.
Infine, una novità assoluta è costituita dalla disponibilità della Macroarea Romagnola (entità che raggruppa varie aree protette con la Vena del Gesso come capofila) a prendersi cura del cosiddetto «Delta ravennate», in particolare di Punte Alberete e Valle della Canna, notoriamente sofferenti per le ben note, mancate manutenzioni degli ultimi anni. «Ce ne possiamo occupare, eccome - afferma Costa - mettendoci le nostre competenze e senza alcun costo aggiuntivo per la collettività».
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