Ravenna, ristorazione, Serena Monghini: "Le misure non mi hanno sorpreso, ma non cambieranno la situazione"
Federica Ferruzzi - Dal 26 ottobre, a seguito del nuovo dpcm, gli esercizi legati alla ristorazione avranno l'obbligo di chiudere alle 18. Chi, come il titolare dell’osteria del Tempo Perso, Massimo Serena Monghini, aveva scelto di tenere aperto solo la sera, escluso il week-end, alla luce dell’ultimo dpcm ha dovuto rivedere la propria attività optando per una nuova organizzazione. «Al momento - spiega Serena Monghini, che ha aperto il ristorante nell’ormai lontano 2004 - mantengo l’apertura il sabato e la domenica a pranzo con un orario un po’ più prolungato, da mezzogiorno alle 15, mentre il giovedì, il venerdì e il sabato mi organizzo con l’asporto». E dire che, dall’estate, l’attività era ripresa a pieno regime. «Da agosto in avanti stavamo andando molto bene: anche a settembre, nonostante in giro non ci fossero molti turisti, c’era chi veniva a Ravenna per una gita. Non c’era il timore di uscire a mangiare: nel mio locale ho lasciato solo un quarto delle sedute e la sicurezza è sempre stata avvertita. Abbiamo avuto moltissimi svizzeri, oltre ad olandesi, belgi e qualche tedesco. Fino ad oggi si è lavorato bene. Purtroppo – prosegue il titolare – temo che questi provvedimenti non cambieranno molto la situazione, anche se le misure che sono state adottate non mi hanno sorpreso, ma continuo a non capire perché a pranzo posso fare trenta coperti e la sera devo chiudere». La speranza, per Serena Monghini così come per i colleghi, è che queste tre settimane di chiusura forzata possano servire ad evitare il blocco a Natale. «In quel periodo per molte attività i consumi sono altissimi, c’è chi incassa metà del fatturato dell’anno solo a dicembre. Speriamo che, così facendo, si possa preservare quel mese». Il desiderio è, inoltre, che gli investimenti non si fermino. A giugno, infatti, era prevista l’inaugurazione di Palazzo Guiccioli, in via Cavour, che dovrebbe ospitare il museo Byron e un ristorante gestito dallo stesso Serena Monghini insieme al socio Lucio Fossati. «La proprietà è della Fondazione Cassa di Risparmio, che vorrebbe inaugurare il museo insieme alla parte ristorariva. Si parlava di giugno, ora staremo a vedere. I lavori comunque, anche se più a rilento, stanno procedendo». Al momento ci si concentra sugli ultimi eventi e sulla soddisfazione di clienti sempre più esigenti. «Dal 2004 ad oggi la situazione è cambiata, il cliente è più attento a ciò che mangia, c’è maggiore consapevolezza. Certo, alla luce di quello che stiamo vivendo c’è chi ha paura di venire al ristorante, ma c’è anche chi, vedendo come vengono rispettate le misure, torna con grande serenità».