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Ci sono i video delle telecamere di sorveglianza della villa paterna di Firenze, "davanti alle quali ha smaltito gli oggetti provenienti dal delitto". C'è il randello usato per "fracassare la testa alla moglie" e che è stato ricondotto ai pini della sua villa sul litorale Ravennate.
E poi c'è l'inserimento dell'allarme nella casa di famiglia da tempo disabitata, la scena del crimine, con cui "in qualche modo firmava il delitto". Sono diversi gli elementi che il 26 settembre scorso hanno portato alla conferma in Appello dell'ergastolo al 54enne dermatologo ravennate Matteo Cagnoni, accusato di avere assassinato il 16 settembre 2016 la moglie, la 39enne Giulia Ballestri. A spiegarli le motivazioni della Corte d'Assise d'Appello di Bologna. I giudici si sono soffermati in particolare sulle due impronte palmari sul sangue della vittima, isolate su un muro e su un frigorifero, attribuite al 54enne.
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