Ravenna, congresso della Cgil provinciale, confermato segretario fino al 2020 Costantino Ricci
Costantino Ricci, segretario provinciale di Ravenna della Cgil, è stato rieletto alla guida del sindacato che nel territorio conta più di 76mila iscritti. L'assemblea ravennate si riunirà nelle giornate di giovedì 25 e venerdì 26 ottobre all'Hotel Cube alle porte di Ravenna per il congresso territoriale in vista dell'appuntamento nazionale di Bari in programma alla fine di gennaio. Per l'occasione, ospite nel capoluogo bizantino, ci sarà anche Maurizio Landini, già vertice Fiom e tra i nomi più accreditati alla successione di Susanna Camusso alla guida della Confederazione.
Ricci guida la Cgil ravennate da otto anni e, come recita il regolamento, il segretario può coprire al massimo due mandati congressuali (Ricci ne ha coperto uno e mezzo dopo le dimissioni di Marcello Santarelli, nda) o dieci anni alla guida del sindacato provinciale. «La mia candidatura c'è – dice Ricci –, ma il resto lo deciderà il congresso. Le autocandidature, che possono arrivare anche nelle prossime ore, sono parte delle regole democratiche della Cgil...». Ma salvo sorprese dell'ultimo minuto, la nuova assemblea generale di 100 delegati che verrà eletta all'Hotel Cube rinnoverà il suo incarico fino al 2020.
Ricci, com'è cambiata la Cgil da quanto lei è diventato segretario provinciale?
«Come tutte le organizzazioni di massa, è mutata come tutte le componenti della società, che punta sempre di più sull'individualità a scapito della collettività. Rispetto al passato, si sconta un minor senso d'appartenenza sia da parte dei lavoratori sia da parte dei delegati. E il numero di iscritti ha conosciuto una leggera flessione: pochi anni fa erano più di 80mila. Però la Cgil rimane una grande organizzazione che, pur nelle difficoltà, riesce a intercettare e a interpretare i bisogni di lavoratori e cittadini. Questa crisi decennale ha messo in difficoltà un'intera leva di dirigenti sindacali: giovani funzionari che non hanno conosciuto la contrattazione 'acquisitiva', ma solo quella 'difensiva'. Ma la criticità principale riguarda la posizione che la politica ha voluto prendere nei confronti dei sindacati: Berlusconi voleva isolare la Cgil, Monti al massimo ci ha ascoltato, Renzi ha voluto affossare la concertazione tra le parti sociali. Anche questo governo, che ha spostato il proprio equilibrio verso la destra più estrema, mette in discussione il ruolo del sindacato confederale: il nome e la storia della stessa Cgil. A livello locale, invece, abbiamo continuato a costruire rapporti con la politica, che ha compreso l'importanza del confronto e della progettazione comune».
Il momento più difficile che ha dovuto affrontare alla guida della Cgil ravennate?
«La difficoltà è proprio quella legata alle scelte legislative che hanno fatto male ai lavoratori, al sindacato e alla politica stessa: dal Jobs Act alla legge Fornero, fino all'abolizione dell'articolo 18. Un grande sconforto per uno come me, che ha sempre militato politicamente nella sinistra italiana. Altro punto negativo, l'aver ricoperto l'incarico di segretario in un momento di crisi drammatica per il nostro Paese: un'attività incentrata su cassa integrazione, contratti di solidarietà e contrasto ai licenziamenti. Ma Cgil ha lottato per mantenere le professionalità in azienda e, anche grazie al sostegno della Regione Emilia, ha evitato situazioni ben peggiori».
E la principale soddisfazione?
«Tutte le volte che usciamo dalle assemblee con i lavoratori e qualcuno chiede di iscriversi al sindacato. Questo significa che la Cgil è un importante punto di riferimento».
Pensando al congresso nazionale da cui dovrà uscire il nome del nuovo segretario nazionale, preferisce Maurizio Landini o Vincenzo Colla?
«Le candidature non sono ancora state ufficializzate: bisognerà aspettare il direttivo nazionale del 27 ottobre. Al di là dei nomi, abbiamo lavorato ad un documento unitario che rappresenta il 98,5% dei votanti («Il lavoro è», sottoscritto da tutta la segreteria nazionale). Mi aspetto che la Cgil sia in grado di rinvigorire il concetto di confederalità, metta in campo proposte concrete per eliminare le diseguaglianze sociali e crei le condizioni affinché ogni lavoratore possa crearsi una vita dignitosa. Non mi piace il tifo, ma il merito e la discussione. Lo dice la storia della Cgil: chiunque venga eletto al congresso nazionale dev'essere il segretario di tutta la Cgil. I congressi passano, la Cgil rimane e il segretario deve lavorare». (s.sta.)